Legambiente chiede che le ruspe siano immediatamente fermate. “La “Salina Grande” è un’area umida inserita tra i SIC (Sito di Importanza Comunitaria con codice IT 913004) per il suo rilevante interesse naturalistico. L’intervento potrebbe aver distrutto parte del suo salicornieto, specie protetta dalla comunità europea” dichiara Leo Corvace del direttivo dell’associazione “ L’area è di grande importanza anche da un punto di vista faunistico come tradizionale luogo di sosta di specie migratorie e stanziali di uccelli nei diversi laghetti che si formano sul terreno argilloso dopo piogge copiose. Anche questa funzione è messa a rischio dall’intervento in corso.”
Del resto l’area è ad alto rischio idraulico come risulta dal PAI (Piano di Adeguamento Idrogeologico). In quanto area protetta, sulla “Salina Grande” insistono vincoli a più livelli che ne dovrebbero garantire la piena tutela. Per essere Sito di Importanza Comunitaria ogni modificazione è infatti subordinata ad una valutazione di incidenza ed al rilascio di specifiche autorizzazioni.
L’area rientra nel regime di tutela paesaggistica previsto dal P.U.T.T. della Regione Puglia in via di superamento e dal nuovo Piano Paesaggistico adottato di recente. La variante generale al Piano Regolatore del comune di Taranto ne definisce la destinazione a parco naturale con divieto di edificazione e “di qualsiasi trasformazione dei luoghi e delle colture. La Salina Grande rientra anche nel SIN (Sito di Interesse Nazionale) per le bonifiche con i relativi obblighi e non risulta se sull’area, di interesse pubblico, sia stata operata la prevista caratterizzazione. I vincoli preesistenti non sono però bastati per salvaguardare l’integrità di questa area. Il paradosso è che in questo territorio si respirano veleni e non si tutelano i beni ambientali e paesaggistici!
“Legambiente chiede agli organi preposti al controllo del territorio – dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto –se gli autori di questa grave manomissione della “Salina Grande” siano in possesso delle relative autorizzazioni, condannandone comunque fermamente gli eventuali rilasci, e se siano state rispettate tutte le procedure imposte dai vincoli preesistenti sull’area riservandosi comunque di adire le vie legali”.
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