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Rompicapo mar Piccolo, la Corbelli ammette: inutile parlare ora di capping e dragaggio

TARANTO – «E’  necessaria una revisione dell’area Sin e dell’Accordo di programma e  l’elaborazione di uno scenario di azione per il mar Piccolo che è la parte più calda in termini di inquinamento». Lo ha detto la dottoressa Vera Corbelli, commissario per le bonifiche di Taranto e Statte, durante il suo intervento di ieri presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. 

La Corbelli, divenuta commissario a fine luglio 2014, ha preso il posto di Alfio Pini, andato in pensione a maggio, ma la nomina le è stata comunicata a fine agosto. L’audizione di ieri è servita a fare il punto sul lavoro compiuto nell’ambito del protocollo sottoscritto il 26 luglio 2012 tra Regione Puglia, ministero dell’Ambiente,  ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ministero dello Sviluppo Economico, ministero della Coesione Territoriale, Provincia di Taranto, Comune di Taranto e il Commissario Straordinario del Porto di Taranto. 

In merito alla bonifica dell’area Pip di Statte, la Corbelli ha spiegato che il Comune sta procedendo con il bando di gara per l’affidamento dei lavori, anche se il ministero dell’Ambiente e l’Ispra hanno chiesto una “sperimentazione” su una sub-area campione, in quanto le indagini condotte su Statte hanno fatto emergere la presenza – al di sopra della falda profonda – di un liquido oleoso la cui natura non è stata ancora identificata. “Si sta cercando di capire qual è la tecnologia più adatta per estrarre questo materiale – ha dichiarato la Corbelli – ed è un problema che riguarda tutta l’area di Statte dove ci sono cave che fungevano da discariche contenenti materiali di tutti i tipi».

Tra gli interventi previsti, anche quelli relativi alla riqualificazione di cinque scuole del quartiere Tamburi (Taranto), quello più inquinato, e al cimitero San Brunone. La Corbelli ha segnalato la necessità di attingere da fondi europei per la riqualificazione energetica delle scuole perché non rientrerebbe nei fondi per la bonifica. Esigenza che è stata espressa anche al ministro dell’Ambiente. Tra l’altro, il commissario ha detto  di essersi recata sul posto e di aver parlato con i cittadini del quartiere. Ha poi evidenziato la necessità di effettuare interventi di bonifica in sinergia con l’Ilva: “E’ un bubbone, quello del siderurgico, che non si può isolare dal resto”. Ma per la Corbelli “c’è da interessare anche la Marina Militare”. Ovvio il riferimento alle attività passate dell’Arsenale. Senza dimenticare il contributo dei Canteri Tosi.

 Il commissario ha quindi accennato agli studi effettuati, prima dall’Ispra (fummo i primi a parlarne dal nostro sito) e poi da Arpa Puglia. Proprio nell’area 170, quella interessata dall’attività dell’Arsenale Militare, le indagini condotte nei sedimenti con carotaggi a 18 metri hanno evidenziato la presenza di inquinanti anche oltre i quindici metri di profondità.   «La situazione è molto complessa – ha dichiarato –  si tratta di materiale melmoso che non si riesce a collocare in nessuna matrice ambientale. Io sto ancora analizzando questa situazione. E’ inutile che ci si avvii verso il capping o il dragaggio, la situazione è talmente compromessa che prima bisogna capire bene come intervenire. Muovere qualcosa può ampliare il problema”. Ricordiamo, che sul mar Piccolo è stato realizzato da Arpa Puglia, insieme al Cnr e altri enti, uno studio che ancora non è stato reso pubblico proprio perché la Corbelli si è riservata di approfondire alcuni aspetti. 

Alla luce delle conoscenze finora maturate, la Corbelli ha chiesto al ministero di rivedere l’Accordo sottoscritto e di attivare una serie di azioni per la mitigazione del rischio non solo chimico e biologico. “Non si può prevedere un capping laddove il materiale non è classificabile e non dà neanche affidabilità in termini di meccanica dei terreni  – ha detto – qualsiasi cosa andiamo a fare non regge. Rischiamo di andare a compromettere ulteriormente lo stato delle risorse.  Ma al di là della situazione spaventosa, penso che a Taranto dobbiamo fare qualcosa in più – ha aggiunto – perché può costituire un esempio, su come si bonifica un sito industriale,  non solo in Italia ma a livello europeo”.

Tornando all’ipotesi capping (copertura dei fondali). la Corbelli ha avvertito che questa tecnica potrebbe non giovare all’ecosistema. Anche lei si è resa conto di quanto sia prezioso il primo seno di mar Piccolo: “Dove ci sono i pali per i mitili c’è una bellezza stupenda – ha detto mostrando la mappa ai parlamentari – sono presenti anche i cavallucci marini».  La Corbelli ha spiegato che a livello biologico, l’acqua risulta in buono stato, mentre a livello chimico è fortemente compromessa. Ed ha messo in guardia anche sul rischio connesso al dragaggio: se i sedimenti venissero dragati, infatti, ci sarebbe un peggioramento dell’inquinamento. Il commissario ritiene che si debba mettere mano anche su un’altra questione: attualmente i mitili vengono fatti nascere nel primo seno per poi essere trasferiti nel secondo seno e in mar Grande. Una procedura che evidentemente comporta dei rischi.

Altro tema toccato quello dei monitoraggi dell’acqua, del suolo e delle aree interne: «Quelli fatti attualmente sono locali e puntuali – ha sottolineato il commissario – non sono in telemisura e in continuo. Abbiamo chiesto alla Regione Puglia e all’Arpa di rivedere la rete di monitoraggio nelle aree interne. Poi ci sarebbe altro da fare: il monitoraggio in continuo, come chiede la direttiva comunitaria; completare tutte le conoscenze sulla falda superficiale e sulla falda sotterranea, soprattutto nella zona dell’Eni: coniugare i nostri dati con quelli dell’Ilva; andare a valutare anche un’altra parte del Sin: la Salina grande, che è una zona paludosa. Abbiamo acquisito informazioni, non so quanto attendibili, secondo le quali ci sono terreni acquistati da industrie per poi depositare materiale inquinato. E’ una zona su cui ad oggi non è stato fatto nulla. E’ stata solo riperimetrata». Insomma, per la Corbelli è  necessaria una revisione dell’area Sin, includendo anche il quartiere Tamburi, e dell’Accordo di programma e  l’elaborazione di uno scenario di azione per il mar Piccolo, considerata la parte più critica. Di carne al fuoco ne ha messa davvero tanta. Ma come si potranno conciliare questi propositi con il discorso dei tempi e dei finanziamenti? Un nodo tutto da sciogliere.

Alessandra Congedo

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