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Prc Taranto: il 21 e 25 ottobre tutti in piazza per un lavoro pulito e sicuro

L’infinita trattativa per l’acquisizione di Ilva sembra aver trovato nell’interessamento da parte di Arcelor Mittal il suo sbocco finale. Tuttavia la gestione del negoziato, condotto in gran segreto, e i comportamenti degli attori coinvolti ci spingono a non prevedere nulla di buono per il futuro. Nessuno ad oggi, governo compreso, ha espresso parole definitive in merito a risanamento ambientale, tutela della salute e salvaguardia dei posti di lavoro; quanto mai incerte appaiono inoltre le reali intenzioni di Mittal. Lo stesso comportamento del commissario Gnudi (espressione diretta del governo) ci pare assai ambiguo – e quasi ci porta a “rimpiangere” l’operato di Bondi.

E’ molto grave che il legale della gestione commissariale si sia associato alla richiesta di trasferimento a Potenza del processo “AMBIENTE SVENDUTO”, formulata dagli avvocati dei Riva. Al contempo, risultano infondate le recenti dichiarazioni del Commissario in merito al fatto che l’AIA sarebbe stata attuata al 75%. Dove sono le coperture dei parchi minerali? A che punto è il rifacimento delle cokerie? Lo sa Gnudi che senza queste opere l’Ilva continuerà a provocare malattie e morti? Di cosa si meraviglia dunque se la Commissione Europea, di fronte all’atteggiamento superficiale e irresponsabile del “suo” governo sul caso Ilva, ha deciso di proseguire nella procedura di infrazione contro l’Italia? La meraviglia dovrebbe essere dei cittadini italiani, che rischiano di pagare di tasca propria le sanzioni che la Commissione potrebbe comminare al nostro paese per la gestione sconsiderata di tutta questa vicenda!

I comportamenti di Gnudi si pongono in preoccupante continuità con la gestione Riva, e nulla hanno a che vedere con il ruolo di garante che il Commissario sarebbe tenuto a svolgere. Ci sorprende quindi che egli sia ancora al suo posto: in un paese normale sarebbe già stato rimosso.

D’ altro canto, un campanello d’allarme per ciò che potrebbe succedere all’Ilva di Taranto ci giunge dalla AST di Terni e dalla Lucchini di Piombino. In entrambi i casi Renzi e i suoi, invece di svolgere un ruolo centrale nelle vertenze, preferiscono girarsi dall’altra parte, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di quelle realtà: se a Terni si tollera che la proprietà (la tedesca Thyssen Krupp) licenzi 537 lavoratori (un quinto del totale), a Piombino si continuano ad aspettare improbabili investitori, lasciando i lavoratori e tutta la comunità locale nella completa incertezza.

Tutto questo mentre nelle aule del Parlamento procede a colpi di fiducia, in maniera spedita e ai limiti dell’incostituzionalità, la legge delega sul JOBS ACT, il più grave attacco ai diritti dei lavoratori dal dopoguerra ad oggi. Il Partito della Rifondazione Comunista ritiene che, a Taranto come a Terni e a Piombino, si possa salvare l’acciaio con un piano nazionale della siderurgia che preveda un intervento pubblico diretto e mirato alla salvaguardia dell’ ambiente, dell’ occupazione e delle produzioni, abbandonando l’atteggiamento di subalternità verso le multinazionali dell’acciaio. Per questo e per rivendicare, allo stesso tempo, maggiori tutele sul lavoro, un grande piano per l’occupazione e reddito per tutte e tutti, il 21 ottobre sosterremo lo sciopero territoriale della Fiom e il 25 ottobre saremo a Roma in piazza con la CGIL.

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Taranto

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