«Ho voluto esprimere le nostre ragioni – ha rimarcato Lazzàro – e le nostre visioni sull’economia del territorio. Si continua, infatti, a porre in essere delle azioni che puntano allo sfruttamento del nostro territorio, che ricalcano modelli di sviluppo troppo vecchi, basati su un’economia grigia che non ha futuro, e senza lasciare alcunché alle economie locali, se non qualche decina di posti di lavoro definitivi a voler essere ottimisti».
Per Confagricoltura, in pratica, si è ancora nel solco di un modello di sviluppo che ha già mostrato la corda: «Operazioni come Ilva, Ilva bis, Nearshore (grandi pale eoliche a 200 metri dalla costa di Lido Azzurro) e Tempa Rossa – ha affermato ancora il presidente – seguono incessantemente questo schema di gioco: sfruttiamo il territorio, accaparriamo tutto quello che è possibile accaparrare lasciando qualche tocchetto di pane (qualche posto di lavoro, al massimo se proprio dobbiamo qualche subappalto). Ma questo schema prevede come diretta e/o indiretta conseguenza: degrado ed inquinamento; quindi, un prezzo enorme sulla salute e sulle economie locali diverse quali l’agricoltura, il turismo, l’artigianato, il commercio e le piccole e medie industrie».
Di qui l’analisi, scevra da posizioni precostituite, sulle conseguenze anche economiche dell’operazione “Tempa Rossa”: «Tutto questo a noi agricoltori e prima ancora a tutto il territorio non porta grandi benefici. Anzi, dobbiamo lavorare costantemente per cercare di mascherare la provenienza dei nostri prodotti e cercare di minimizzare i termini d’impatto ambientale per attrarre flussi turistici nelle nostre masserie». «Per tale ragione – ha concluso Lazzàro – Confagricoltura Taranto esprime la propria contrarietà all’iniziativa, non in modo strumentale, ma in modo costruttivo e, soprattutto, motivato dalla oggettiva asimmetria tra pesanti costi ambientali e modesti benefici economici».
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