Porto di Taranto: la vertenza in Parlamento

“Porterò la questione del porto di Taranto in Parlamento”. E’ quanto affermato ieri da Gianfranco Chiarelli, onorevole e parlamentare di Forza Italia. La dichiarazione giunge dopo l’incontro di ieri mattina con i lavoratori impegnati in un sit-in davanti alla sede della Provincia, in occasione delle elezioni del presidente, attualmente in corso. Al termine di un ampio dibattito con i lavoratori ha affermato: “Prendo atto di una iniziativa civile e corretta dei lavoratori del porto. Attiverò da subito ogni utile iniziativa a livello parlamentare. Rilevo allo stesso tempo che non vi è stato fino ad oggi alcun coinvolgimento diretto da parte degli enti preposti e delle forze sociali nei miei confronti”.
E per il terminal container di Taranto, che fa capo alla società Taranto container terminal partecipata dalle compagnie Hutchinson ed Evergren, si è aperta una fase di tregua dopo l’accordo in Prefettura e l’impegno di Tct di non sospendere del tutto l’operatività dell’infrastruttura portuale a causa dei lavori di ammodernamento ma di mantenere comunque una quota di traffico. E’ infatti garantito l’approdo settimanale di una nave “shuttle” che fa la spola tra il Pireo e Taranto e sbarca i container destinati al mercato locale e di un’altra unità di una compagnia associata ad Evergreen che assolve alla stessa funzione. Resta invece confermata la decisione di Evergreen di non far più attraccare a Taranto, dai giorni scorsi, le navi impiegate su rotte oceaniche perché non ci sono fondali di profondità adeguata. Si attende intanto per i prossimi giorni la convocazione di un vertice a Roma, presidenza del Consiglio o ministero delle Infrastrutture, tra le parti firmatarie dell’accordo di giugno 2012 sul porto di Taranto. “Può sembrare che non si sia fatto nulla in questi mesi – afferma il presidente dell’Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete, all’agenzia di stampa AGI – ma non è così se consideriamo che nei grandi corridoi trasportistici europei non c’eravamo e oggi ci siamo, che con la riforma si voleva cancellare l’Authority di Taranto accorpandola ad altre mentre ora conserverà la sua autonomia. Tct ha contestato i nostri ritardi infrastrutturali, ma che i lavori pubblici in Italia abbiano un iter complicato è cosa nota. E poi – aggiunge Prete – il progetto della piastra logistica di Taranto, pure autorizzato dal CIPE e inserito nella Legge Obiettivo, ha dovuto aspettare dieci anni prima di veder partire i cantieri e ora, l’anno prossimo, le prime opere funzioneranno. In quanto al terminal container, è dal 2012 che si è davvero messo mano alle progettazioni. Chiediamo quindi a Tct e alle parti coinvolte di poter gestire insieme la fase di transizione dovuta all’ammodernamento infrastrutturale sapendo che questo ci porterà ad avere un porto più competitivo”.
