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Genova, la Cgil: “L’amianto uccide ancora”

La Cgil di Genova diffonde nuovi dati sulle malattie professionali da amianto e i ricoveri dal 2010. Dati “che dimostrano quanto grande e dolorosa è la vicenda amianto a Genova – sostiene Antonio Perziano della Cgil metropolitana -, perché la storia di lavoratori e famiglie colpite da lutti e dolori è la storia di tanti lavoratori ex esposti che hanno visto morire i propri compagni di reparto e ora vivono il disagio di essere indagati e la preoccupazione di ammalarsi in futuro. L’amianto – prosegue Perziano – continua e continuerà ad uccidere come dimostrano i dati dell’ultimo triennio riportati nelle tabelle che documentano come questa letale fibra non provoca solo il mesotelioma pleurico (unica tipologia di malattia professionale monitorata dal registro dei mesoteliomi), ma anche altre terribili malattie. La nostra è una battaglia per il riconoscimento dei diritti e per dimostrare che la vicenda amianto a Genova (unica città in Italia in cui è stata avviata una indagine con particolare accanimento sugli operai esposti all’amianto) non può essere associata ad una truffa nei confronti dello Stato. Per la Cgil vale esattamente il contrario: “Lo Stato italiano – spiega Perziano -, proprietario delle grandi aziende manifatturiere e del sistema delle partecipazioni statali (vedi Italsider oggi Ilva, Fincantieri, Ansaldo ecc.) ha enormi responsabilità per aver fatto lavorare nel tempo migliaia di lavoratori esponendoli al rischio amianto. La Procura deve accelerare e approfondire le indagini per individuare i responsabili delle tante vittime colpite da mesotelioma che hanno lavorato nelle fabbriche e negli altri settori produttivi genovesi (es. porto ed edilizia). Ci domandiamo perché – si chiede il sindacalista – nonostante i dati sui mesoteliomi monitorati dal Registro nazionale siano noti da tanto tempo, e nonostante le tante denunce di morti per mesotelioma pervenute in Procura, non si è proceduto prima e con convinzione a dare giustizia a tante famiglie. Ma giustizia chiediamo – conclude – anche al Governo che deve trovare una soluzione politica a questa vicenda restituendo i diritti ai lavoratori ex esposti ripristinando le certificazioni di esposizione revocate dall’Inail.

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