A differenza dell’ultimo sciopero in cui si protestava per il mancato pagamento di premi e stipendi, senza mai spendere una parola nei confronti di cittadini e lavoratori a riguardo delle drammatiche condizioni di salute in cui si vive quotidianamente, oggi non abbiamo visto nessuna bandiera sindacale e nessun delegato a presidiare le portinerie. Molto probabilmente le loro attenzioni erano già rivolte alle notizie che di lì a poco sarebbero giunte da Roma, riguardanti la conferma del pagamento del premio di risultato. Con buona pace di tutti, lo spettacolo continua, in attesa del prossimo infortunio o del prossimo morto. In tali casi, le procedure di sicurezza sancite dagli accordi, prevedono la granulazione della ghisa e la tutela degli impianti é regolata dalle comandate; ovvero il numero previsto di personale che si deve occupare di mettere gli impianti in sicurezza.
In occasione dello sciopero programmato, l’azienda ha convocato tutte le organizzazioni sindacali per comunicare la sua necessità di ritirare lo sciopero in acciaieria 1, dove non sono previste comandate. Solo una parte dei sindacati convocati ha acconsentito (Uilm – Fim – Usb), badando a ritirare lo sciopero e creando un precedente che in un prossimo futuro potrebbe essere riutilizzato dall’azienda secondo le proprie necessità. Le motivazioni che hanno spinto quei sindacati, attraverso un accordo, a ritirare lo sciopero nell’acciaieria 1, riguarderebbero “possibili ripercussioni legate alla fermata prolungata degli impianti al fine di salvaguardare gli stessi e l’incolumità del personale utilizzatore”. A tal proposito, vorremmo capire come mai si adducano tali motivazioni nonostante che in passato, per i medesimi impianti e per le stesse problematiche la magistratura con sentenza marzo 2010, si espresse rigettando le istanze aziendali contro uno sciopero programmato per analoghe circostanze nel 2005. Pretendiamo di sapere se esiste un piano di emergenza da applicare in tali circostanze a tutela dei lavoratori e della cittadinanza.
Pretendiamo di sapere cosa non ha funzionato rispetto al passato, per spingere quei sindacati a ritirare lo sciopero solo nei reparti Convertitore Acciaieria1, Trattamento Siviere1, Impianti Ossigeno e Gas, Gestioni Rottami Ferrosi e Scorie. Ci preme rilevare che tutti questi impianti non hanno comandate, pertanto, a nostro avviso, le motivazioni addotte sono legate esclusivamente alla difesa della produzione e del profitto. Affermiamo per l’ennesima volta che non crediamo assolutamente nell’ambientalizzazione della fabbrica e che ogni morto abbia come responsabili: Governo italiano, organizzazioni sindacali, partiti politici locali e nazionali che ancora oggi si ostinano ad appoggiare decreti che consentano la salvaguardia della produzione a discapito della salute di cittadini e lavoratori. Crediamo fermamente che l’unico decreto utile per Taranto possa essere un provvedimento che garantisca tutti i posti di lavoro, nessuno escluso, attraverso la bonifica del territorio e la riconversione industriale sfruttando inoltre le reali vocazioni della nostra terra; visti gli oltre cento anni di colonizzazione che il nostro territorio ha subito per la presenza di siti militari e industriali inquinanti.
Sì ai diritti, no ai ricatti!
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti.
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