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Tap, Nicastro: “Accordi ratificati sulla testa dei territori”

“Continuo a leggere dichiarazioni improprie rispetto al ruolo della Regione nel proporre approdi alternativi per il Gasdotto TAP e non posso fare a meno di pensare che quelle esternazioni siano frutto, a voler essere buoni, di memoria corta. Il destino di quel progetto, la forza degli interessi strategici ed economici legati al gasdotto sono stati chiari sin dall’inizio della vicenda, quando nel settembre del 2012 l’allora Ministro degli Esteri del Governo Monti, Giulio Terzi, sottoscrisse a New York l’accordo trilaterale con Albania e Grecia. Accordo che poi sarebbe stato ratificato dal Consiglio dei Ministri nel successivo mese di maggio. Ferme restando le prerogative del Governo nazionale in termini di strategia energetica in quella occasione eccepii l’inopportunità di accordi sottoscritti senza che enti territoriali e popolazioni interessate dal progetto avessero potuto conoscerlo e capire come e quanto avrebbe inciso sulla realtà esistente. Precisai allora e anche in questo mi ripeto, che non sono un appassionato del ‘no’ a prescidendere e che comprendo le esigenze di fonti geograficamente alternative per l’approvigionamento di gas, tanto più alla luce delle attuali tensioni tra Russia e Ucraina e delle possibili conseguenze per l’intero continente europeo”. Così l’assessore alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro.

“E’ difficile tuttavia immaginare un ruolo attivo della Regione in un contesto nel quale il sentiero era già tracciato a livello internazionale. Tanto più che alla Puglia era chiesta una valutazione tecnica su un progetto esistente, valutazione che per definizione è sito specifica, ossia legata ad una determinata documentazione progettuale e a precise scelte localizzative. L’organo tecnico chiamato ad esprimersi, il Comitato VIA, non ha tra le sue prerogative quello di suggerire alternative – prosegue Nicastro – ha il compito di valutare proposte e di esprimere pareri, non certo quello di proporre scelte tecniche o localizzative. Le risposte politiche non potevano che giungere da Roma che non ha mai fatto mistero del proprio interesse verso l’opera: in più occasioni anche il proponente, oltre a politici di vari estrazione, hanno cercato un ‘consenso trasversale’ che alla fine, come temevamo, hanno fatto scivolare tutto verso una blindatura a prescindere dell’opera nonostente le istanze dei territori e le prescrizioni tecniche del nostro comitato Via regionale”.

“In altre occasioni ho detto che l’onere della progettualità non poteva che essere in capo al proponente come pure le scelte localizzative e che invece fosse compito del governo nazionale, se lo avesse veramente ritenuto opportuno e necessario, individuare strumenti di dialogo e di confronto  per superare gli evidenti elementi di criticità ambientale e sociale. La Regione ha tentato di fare la sua parte recependo e innestando nel proprio parere copiose documentazioni provenienti dai territori, avviando una fase di audit civico sul tema e, infine portando a termine il proprio lavoro di valutazione. A chi, legittimamente esprimendo un proprio parere, dice che avremmo dovuto andare oltre – conclude Nicastro – posso solo suggerire di chiedere ai propri referenti romani quanto davvero sono interessati ai pareri dei territori, quanto veramente hanno il coraggio di ascoltare e far proprie le istanze di comuni, associazioni, imprenditori, quanto sono disposti a far valere a livello internazionale le preoccupazioni di cittadini italiani che sul territorio vivono e che pagano le tasse e che percepiscono il gasdotto come una imposizione. Magari mettendo da parte i toni da campagna elettorale”.

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