“E’ difficile tuttavia immaginare un ruolo attivo della Regione in un contesto nel quale il sentiero era già tracciato a livello internazionale. Tanto più che alla Puglia era chiesta una valutazione tecnica su un progetto esistente, valutazione che per definizione è sito specifica, ossia legata ad una determinata documentazione progettuale e a precise scelte localizzative. L’organo tecnico chiamato ad esprimersi, il Comitato VIA, non ha tra le sue prerogative quello di suggerire alternative – prosegue Nicastro – ha il compito di valutare proposte e di esprimere pareri, non certo quello di proporre scelte tecniche o localizzative. Le risposte politiche non potevano che giungere da Roma che non ha mai fatto mistero del proprio interesse verso l’opera: in più occasioni anche il proponente, oltre a politici di vari estrazione, hanno cercato un ‘consenso trasversale’ che alla fine, come temevamo, hanno fatto scivolare tutto verso una blindatura a prescindere dell’opera nonostente le istanze dei territori e le prescrizioni tecniche del nostro comitato Via regionale”.
“In altre occasioni ho detto che l’onere della progettualità non poteva che essere in capo al proponente come pure le scelte localizzative e che invece fosse compito del governo nazionale, se lo avesse veramente ritenuto opportuno e necessario, individuare strumenti di dialogo e di confronto per superare gli evidenti elementi di criticità ambientale e sociale. La Regione ha tentato di fare la sua parte recependo e innestando nel proprio parere copiose documentazioni provenienti dai territori, avviando una fase di audit civico sul tema e, infine portando a termine il proprio lavoro di valutazione. A chi, legittimamente esprimendo un proprio parere, dice che avremmo dovuto andare oltre – conclude Nicastro – posso solo suggerire di chiedere ai propri referenti romani quanto davvero sono interessati ai pareri dei territori, quanto veramente hanno il coraggio di ascoltare e far proprie le istanze di comuni, associazioni, imprenditori, quanto sono disposti a far valere a livello internazionale le preoccupazioni di cittadini italiani che sul territorio vivono e che pagano le tasse e che percepiscono il gasdotto come una imposizione. Magari mettendo da parte i toni da campagna elettorale”.
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