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Usb Ilva Taranto: “Unica soluzione ambientalizzare e nazionalizzare”

“Dopo la famosa marcia degli ottomila nel 2012, il 1° agosto si è scritta un’altra bruttissima pagina di storia a Taranto. Confindustria emula Riva e anche se con qualche migliaio di lavoratori in meno sfila per la città, rivendicando il proprio ruolo, tutto ciò mentre il piccolo Lorenzo di soli 5 anni lasciava questa vita piena di enormi sofferenze, portato via da un cancro al cervello, ennesima vittima innocente del profitto a tutti i costi”. Questo l’incipit di un comunicato stampa dell’USB Ilva Taranto. “Nella città delle contraddizioni, dove la salute ed il lavoro non riescono a conciliarsi, dove le industrie pesanti la fanno da padrone e dove i soliti noti pensano addirittura di aumentare il potenziale inquinante, vedi il progetto Tempa Rossa, noi di USB diciamo che c’è bisogno di un progetto politico di de-industrializzazione e riqualificazione del territorio a medio termine. In questo momento su Ilva l’unica soluzione è ambientalizzare e nazionalizzare: non crediamo che chiudendo la fabbrica risolveremo i problemi della salute e del lavoro anzi. Bagnoli insegna, da più di 20 anni aspettano le bonifiche, lo stabilimento tra l’altro è grande appena quanto i soli parchi minerari di Ilva, nel frattempo il lavoro è sparito e la gente continua ad ammalarsi”. In attesa del prestito ponte: “Pare che le banche siano disponibili a concedere circa 200-250 milioni di euro a fronte degli 800 chiesti dal commissario Gnudi, soldi che le stesse sarebbero disponibili a concedere ma non in un’unica soluzione e solo dopo determinate garanzie, si intensificano le voci su un’ipotetica cordata composta da Mittal e Mercegaglia, interessata a rilevare lo stabilimento”. (dal TarantoOggi del 6.6.2014)

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