Crisi del lavoro a Taranto: i sindacati chiedono l’intervento del Governo

tarantoCgil, Cisl e Uil, hanno riunito ieri i propri quadri direttivi delle federazioni di categoria dell’area del lavoro “privato” al fine di condurre una valutazione congiunta sulle numerose problematiche che interessano il territorio, a partire dalla crisi occupazionale sempre più grave che lo attanaglia. I valori macroeconomici sintetici rilevano come il tasso di disoccupazione, anche per il primo semestre,  assuma valori crescenti, siamo al 15,5%, tre punti al di sopra dei valori registrati sul livello nazionale. Il sistema economico produttivo continua a reggersi per il ricorso continuo agli ammortizzatori sociali che rappresentano, ad oggi, il rimedio più efficace contro la crisi. Anche in tale caso il “rifinanziamento” del sistema di welfare rappresenta una vera e propria emergenza da affrontare con grande tempestività.

In tale ottica si collocano le iniziative specifiche realizzate dal sindacato confederale la scorsa settimana (le  manifestazioni dei giorni 22 e 24 luglio presso la Presidenza del Coniglio) e ne rappresentano l’esplicitazione più evidente e pragmatica delle proprie strategie. Le stime al “ribasso” sull’andamento del PIL per l’anno in corso effettuate dagli organismi internazionali (OCSE), evidenziano un livello di crescita non superiore allo 0,3% e, conseguentemente, rinviano i propositi di ripresa al 2015. Ma anche qui il livello atteso è di poco superiore all’1’%, molto lontano da quell’inversione di tendenza auspicata. Incompleti e, al momento, inefficaci si rappresentano i processi di riforma del mercato del lavoro che, introducendo sostanzialmente ulteriori elementi di flessibilità, si mostrano incapaci di affrontare, anche in chiave prospettica, la situazione descritta.

In un contesto di tale complessità, Cgil, Cisl e Uil, ribadendo i propri convincimenti in tema di politiche per lo sviluppo, rilanciano per il territorio di Taranto “il piano di investimenti pubblici (Porto, Arsenale) e privati (Ilva, Eni, Cementir) che, con diverse motivazioni, continua ad essere “sospeso” da troppo tempo inibendo ogni possibile forma di crescita”. Evidenziano, a tal proposito, “come questo continui a vantare ampi margini di crescita legati anche ai processi di ambientalizzazione del polo siderurgico, alle bonifiche dei siti inquinati, alla realizzazione delle politiche sanitarie e socio sanitarie recentemente concepite per Taranto”.

Ritengono, pertanto, necessaria “una forte accelerazione dei processi decisionali in atto che devono essere condotti, considerata la strategicità degli insediamenti produttivi insistenti sul territorio ionico, sotto l’attenta regia del Governo nazionale, rideterminando, attraverso un confronto con tutti gli attori coinvolti (istituzioni, politica, parti sociali, movimenti e associazioni) in un clima positivo che superi la forte frammentazione sociale esistente”.

Rivendicano “l’assunzione di provvedimenti indifferibili ed urgenti che preservino le opportunità occupazionali a che le stesse ricadano nel “bacino” territoriale attraverso l’adozione di accordi specifici (protocolli finalizzati al recepimento della c.d. clausola sociale)”.

Valutano come la complessità che continua a caratterizzare la crisi dell’acciaieria “abbisogni di continue misure (tecnico, giuridiche ed economiche) in grado di gestire la “transizione” destinata a mutare gli assetti societari, al fine di preservare i livelli produttivi e quelli occupazionali, elementi irrinunciabili per garantire l’applicazione delle misure contenute nel piano ambientale”.

In tale ottica richiedono “che la forte “sofferenza” economica evidenziata dalle aziende dell’indotto e dell’appalto sia meritevole di grande attenzione e che debba tradursi in iniziative concrete tese a garantire l’immediata liquidazione dei crediti maturati, superando la “pericolosa” crisi finanziaria in cui le stesse si dibattono. Evidenti appaiono i rischi che il forte ridimensionamento accusato in tali ambiti negli ultimi due anni, che ha penalizzato pesantemente soprattutto i lavoratori edili, costituisca un ulteriore elemento di rischio per la tenuta dei livelli occupazionali”.

Ritengono, al riguardo, “come le politiche di rivendicazione mese in atto da tutti i soggetti istituzionali debbano caratterizzarsi per il forte contenuto propositivo e per la volontà di tendere a ripristinare forme di confronto ampie e partecipate. Occorre recuperare gli spazi per  rilanciare politiche inclusive che si prefiggano di mettere al centro dell’azione i giovani e i disoccupati, pericolosamente emarginati da tutti i processi partecipativi”.    Si impegnano, infine, “a proseguire le iniziative specifiche già avviate, tese al rilancio dell’intero sito produttivo”.  (dal TarantoOggi del 31 luglio 2014)

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