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Scarico a mare, AttivaLizzano: “Risolvere il problema si può”

“Anche questa stagione estiva pare sia già persa, se consideriamo i danni economici subiti dagli operatori turistici del litorale lizzanese, per l’evidente inquinamento delle acque dovuto a microalghe (e non si sa a quali altre sostanze)”, denuncia l’associazione di volontariato “AttivaLizzano”. Queste problematiche sono ormai presenti da un po’ di anni, da quando, cioè, il depuratore consortile di Lizzano, Fragagnano e San Marzano scarica le acque trattate in mare, in località Ostone.

“Neppure le due “discutibili” ordinanze dell’attuale Amministrazione Comunale di Lizzano –  si legge in un comunicato dell’associazione -, finalizzate a convogliare i reflui in falda piuttosto che nel canale Ostone nelle stagioni estive 2012 e 2013, sono servite a risolvere qualcosa; soprattutto se consideriamo che durante gli altri nove mesi all’anno arrivavano tonnellate di nutrienti che depositando i suoi enzimi sul fondo, pronti a fiorire non appena le acque avrebbero raggiunto una temperatura idonea. Che il depuratore non soddisfi totalmente la tabella 4 per il quale è stato progettato, lo si deduce dalla mancata autorizzazione da parte della Provincia di Taranto e dal recente sequestro, con facoltà d’uso, ordinato dal Tribunale di Taranto ritenendo l’impianto di depurazione “suscettibile di protrarre l’attitudine molesta dello sversamento in mare di sostanze nocive e di aggravare il correlato pregiudizio all’ambiente, in particolare all’ecosistema marino e all’equilibrio idraulico zona”.

Anni di discussioni in Regione con varie conferenze di servizio non hanno prodotto alcunché “e ci ritroviamo puntualmente, ogni estate, a piangere una malata che sembra ormai destinata a perire: la bellissima spiaggia di Lizzano! Nessuno dei nostri politici locali, fino ad ora, è riuscito a produrre un rimedio, ma nel frattempo, la spiaggia, diventa sempre più una malata terminale”. ‘AttivaLizzano’, a fronte di questa sterile produzione di idee pubbliche continua a proporre quella che potrebbe essere una soluzione definitiva: “le acque reflue devono essere trattate e recuperate per il riutilizzo ai fini agricoli”.

Pertanto è fondamentale che l’attuale depuratore si munisca di un ulteriore sistema di affinamento delle acque. Le acque così sanificate, per circa 1/3 rimarrebbero a Lizzano, nella rete idrica esistente a sud del depuratore costruita nel 2000, appositamente per il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, e per circa 2/3 sospinte, con l’ausilio di elettropompe, nel vicino invaso Pappadai, progettato per contenere 20 milioni di metri cubi d’acqua per uso irriguo. Le strutture da approntare consisterebbero nel verificare lo stato dei 22 km di rete idrica collaudata nel 2000 ed eventualmente potenziarla per l’agro di Lizzano. Per questo il tratto tra il depuratore consortile e l’invaso Pappadai deve essere provvisto di una conduttura adeguata al trasporto dei reflui: “questo tipo di soluzione potrebbe risolvere problemi analoghi a Manduria e in tanti altri comuni del Salento” sottolineano da ‘AttivaLizzano’.

Del resto, la stessa Regione Puglia, con la deliberazione della Giunta Regionale del 9 giugno 2007, n. 883, in base al “Piano di Tutela Delle Acque” ha certificato che il sottosuolo è povero di acqua dolce, per cui è fondamentale il riuso delle acque reflue per usi agricoli e industriali. “In sintesi, cosa si aspetta a risolvere la questione una volta per tutte utilizzando le strutture già pronte come l’invaso Pappadai? – conclude il comunicato dell’associazione -. Non serve spendere altro denaro, ma solo impiegare quello che si ha già. L’orologio più ecologico è quello che hai già!”. (dal TarantoOggi del 28 luglio 2014)

 

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