Ho visto giornalisti intercettati o sfiorati dall’inchiesta “Ambiente Svenduto” rimasti saldamente al timone delle loro testate o delle loro emittenti senza ricevere, finora, alcuna sanzione disciplinare. Qualcuno ha soltanto cambiato collocazione garantendosi l’ennesimo posto al sole. Ho visto molti ambientalisti tacere su questi personaggi e qualcuno accanirsi su chi, per anni, ha scritto di inquinamento e salute con coraggio e competenza. A Taranto viene “condonato” tutto, tranne un certo tipo di verità.
Ho visto giornalisti che forse confondevano il loro ruolo con quello di addetto stampa. Mi sono chiesta, in taluni casi, quale fosse il confine tra un pezzo firmato per una testata e un comunicato scritto per un partito (o per un’azienda). Ho visto microfoni troppo vicini a bocche voraci di popolarità e sorrisi compiaciuti. Ho ascoltato domande poste come assist e spot elettorali mascherati da interviste. Ho letto articoli che magnificavano le opere di ambientalizzazione dell’Ilva e notizie “ispirate” da addetti alle pubbliche relazioni.
Ho visto colleghi che guadagnavano troppo ed altri che non guadagnavano affatto; professionisti pigramente adagiati su comode poltrone e giovani talenti costretti a lavorare in un call center dopo aver scritto articoli mai (o mal) retribuiti. Ho visto chi ha chinato il capo davanti al potere e chi, invece, anche da precario, ha sempre mantenuto la schiena dritta; in silenzio, si è documentato e ha scritto, nella convinzione che fare il proprio dovere fosse la normalità e non un atteggiamento eroico da incensare in pubblico. E anche difendere e battersi per il buon giornalismo, quello che fa crescere il lettore in coscienza e in conoscenza, dovrebbe essere la regola. A di là delle difese “ad personam” . A guadagnarci, forse, non sarà solo la categoria, ma un’intera comunità.
Alessandra Congedo
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginare… “ (dal film “Blade Runner” di Ridley Scott)
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