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Natuzzi, sono cose turche

E’ bastato un articolo dell’Espresso, per creare l’ennesimo caso nella vertenza della Natuzzi. Il settimanale del “Gruppo Editoriale L’Espresso”, la scorsa settimana ha pubblicato un articolo nel quale si dava notizia della visita presso lo stabilimento di Santeramo in Colle, di alcuni rappresentanti dei gruppi turchi Turkven e Dogtas Kelebek. Incontro che secondo le fonti de “L’Espresso”, starebbe a significare l’ingresso dei due colossi turchi nel capitale sociale dell’azienda, per una cifra tra il 10 e il 20%. In realtà, fonti interne all’azienda hanno precisato che l’incontro con Turkven e Dogtas Kelebek ha avuto come unico oggetto la possibilità di una partnership commerciale fra Natuzzi e Dogtas Kelebek per sviluppare le attività retail (la vendita al dettaglio) in Turchia.

Quanto sopra, se possibile, è servito ad agitare ulteriormente gli animi di lavoratori e sindacati. Che da almeno due settimane sono tornati sul piede di guerra. E, a quanto pare, tanto per cambiare, nuove divisioni sono all’orizzonte. La richiesta che la FENEAL Uil ha avanzato negli ultimi giorni, è l’attivazione di contratti di solidarietà per la durata di un anno, per tutelare il futuro dei 2.808 lavoratori del gruppo in vista della scadenza della cig. La richiesta è stata spiegata sabato a Matera da Valeriano Delicio, componente della segreteria nazionale di FENEAL Uil. Al momento la Natuzzi impiega mille addetti negli stabilimenti del comprensorio murgiano (un terzo in provincia di Matera): ma in vista del mese di ottobre, quando scadranno gli ammortizzatori sociali per gran parte dei lavoratori, la tensione è tornata a salire vertiginosamente. Visto che sono 1.100 gli esuberi dichiarati dalla Natuzzi nel nuovo piano che comunque resta avvolto nell’incertezza.

Di diverso avviso la Cgil. E infatti c’è anche chi dice “mai più accordi ad Natuzzium”. E’ il caso di Felice Dileo, Giovanni Rivecca e Francesco Maresca, de “Il sindacato è un’altra cosa-opposizione Cgil” di Bari, Matera e Taranto, per i quali è oramai finito il tempo di dare ancora fiducia all’azienda. E lo mettono nero su bianco in un duro comunicato.

“E’ dal 1996, con il Contratto di programma “Progetto 2000”, che portò nelle casse della Natuzzi 311 miliardi di vecchie Lire, passando per i vari provvedimenti di Cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga e arrivando all’Accordo di programma 2013, che Istituzioni e sindacati confederali firmano protocolli come se fossero abiti da adattare ad ogni misura e volontà dell’azienda santermana. Adesso, francamente, riteniamo sia giunto il momento di cominciare ad adottare disposizioni favorevoli ai lavoratori”. Così i tre sottoscriventi definitisi “Opposizione Cgil”, facendo riferimento al documento alternativo intitolato “Il sindacato è un’altra cosa” in cui si oppongono fermamente alla linea moderata e non conflittuale della maggioranza guidata da Susanna Camusso.

“Dal 1959, anno in cui fu fondata, la Natuzzi ne ha fatto tanta di strada, affermandosi come una multinazionale quotata a Wall Street e aprendo punti vendita in ogni parte del mondo. Non va però dimenticato che il merito è anche dei lavoratori e non vanno omesse altre considerazioni: dopo anni di sacrifici e sudore, qual è lo status dei capi e quadri aziendali? Quale, invece, quello di operai e impiegati? Le loro condizioni disalute? Il loro stato patrimoniale? Le prospettive per il futuro?”. Pertanto, la manifestazione autorganizzata per domani dai lavoratori della Natuzzi, per dire “No agli esuberi e ai conseguenti licenziamenti”, è legittima e condivisibile.

“A quelli che in questo periodo sono alla spasmodica ricerca del padrone buono, disposto a dar vita alle tanto evocate New Co., diciamo che i lavoratori non sono buoi da portare in fiera sperando che qualcuno li compra, offrendogli per giunta un incentivo di 101 milioni di Euro. Quindi, anziché continuare in questo grottesco peregrinare, ritirassero piuttosto la firma dagli Accordi del 10/10/2013 (gli stessi che, per intenderci, formalizzano per la Natuzzi più di 1500 esuberi e solo una parte di questi riassorbibile nella nuova società) e si unissero alla lotta delle maestranze, per non consegnare un territorio desertico e mortificato alle generazioni future”. L’estate e l’autunno della vertenza Natuzzi, saranno molto caldi.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 21.07.2014)

 

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