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Tranquilli, il petrolio finirà nel 2067

Ma cos’è tutto questo fastidioso rumore di sottofondo sulla vicenda “Tempa Rossa”? E’ bastato che il progetto arrivasse al solito punto di non ritorno, per far nascere tante nuove coscienze pseudo ambientaliste, pro Taranto e contro la grande industria. Per anni si è rimasti colpevolmente silenti, ignorando quanto accadeva tra la Basilicata, Roma e Taranto. Oggi, improvvisamente, è scoppiato un interesse clamorosamente e pacchianamente interessato alla vicenda: tutti ne parlano, tutti si schierano pro o contro, perché l’importante è farsi notare. Non sappiamo se sono pure convinti di contare qualcosa. Dovrebbero infatti quanto meno sapere che le decisioni più importanti sono state già prese. Non oggi, ma nel 2011. Ma tant’è, questa è Taranto. Che arriva sempre un attimo dopo che tutto è già stato compiuto.

Ciò detto, stiamo “allegri”: perché a quanto pare diremo addio benzina, gpl e diesel dal 2067. Secondo uno studio della British Petroleum infatti, le riserve mondiali di petrolio, comprendenti anche gas e “condensati”, dureranno ancora per 53 anni. A meno che il tasso attuale di consumo non si riduca all’improvviso. In pratica potremo contare su riserve accertate alla fine dello scorso anno pari a 1.687,9 miliardi di barili, sufficienti ad esaudire la domanda globale per un paio di generazioni ancora. Il problema è che i consumi globali nel 2013 sono addirittura cresciuti dell’1,4%, un valore più elevato rispetto alla produzione (+0,6%). Il che potrebbe anche significare che le riserve termineranno prima della data prevista.

Questi i dati contenuti nella 63/a edizione della Statistical Review of World Energy realizzata dalla British Petroleum, che evidenzia come nel 2013 la maggiore crescita nei consumi sia stata registrata negli Stati Uniti con un incremento di oltre 400mila barili di petrolio al giorno superando – per la prima volta dal 1999 – la Cina che si è fermata a 390mila barili. A livello di incremento delle riserve di petrolio, i più importanti contributi sono arrivati dalla Russia con 900 milioni di barili e dal Venezuela con 800 milioni. I membri dell’OPEC continuano comunque a detenere il 71.9% del totale delle riserve.

Nello scorso decennio, le scorte di petrolio sono comunque aumentare del 27%, per un totale di 350 miliardi di barili. Lo studio della BP evidenzia inoltre come il prezzo del barile del petrolio (che influenza quello dei carburanti alla pompa) sia rimasto negli ultimi tre anni sempre al di sopra dei 100 dollari per il terzo anno consecutivo, con una leggera diminuzione (-3,01 dollari) rispetto al prezzo del 2012 quando lo scorso anno il prezzo medio del Brent è stato di 108,66 dollari al barile. Al di là di questi dati economici, la speranza è l’ultima a morire: tempo al tempo, dopo l’acciaio, arriverà anche la fine del petrolio. “Scavare sotto terra per cercare petrolio? Siete pazzi?” (Gli esperti della compagnia mineraria consultata da Edwin Drake per il primo progetto di trivellazione petrolifera, 1859).

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 19.07.2014)

 

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