A fronte della loro pubblicazione, dichiarano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, ribadiamo che per Ilva la Valutazione del Danno Sanitario va fatta secondo i criteri della legge Regionale pugliese, più restrittivi rispetto alle “maglie larghe” della normativa nazionale e chiediamo al Governo di intervenire con urgenza per reperire le risorse necessarie ad attuare il Piano Ambientale.
Torniamo a denunciare la drammatica beffa, per Taranto e non solo, costituita dal decreto interministeriale sulla Valutazione del Danno Sanitario approvato il 23 agosto 2013 che indica criteri (fortemente contestati sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione in un saggio degli studiosi Bianchi – Forastiere – Terracini) che consentono una valutazione delle ricadute sulla salute solo ad AIA completamente attuata.
Nella legge regionale pugliese è previsto invece che la Valutazione del Danno Sanitario sia fatta anche sulla base di proiezioni dei risultati attesi sulla salute dall’attuazione di determinate misure di protezione ambientale, proiezioni effettuate con metodiche largamente utilizzate a livello internazionale in paesi come gli USA, per esempio.
Nonostante la Valutazione del Danno Sanitario effettuata da ARPA PUGLIA ci abbia consegnato un quadro ad AIA attuata non ancora accettabile per la salute dei cittadini, non sarà comunque possibile per la Regione Puglia (e in generale per le Regioni interessate da impianti di interesse strategico nazionale) chiedere la riapertura dell’AIA prima del 2016 e cioè solo dopo aver contato eventuali altri morti e malati a causa dell’inquinamento prodotto dagli impianti. Torniamo perciò a chiedere che si introducano norme che modifichino quel decreto interministeriale adottando i criteri formulati in materia dalla Regione Puglia .
L’angoscia per la drammatica situazione sanitaria di Taranto, concludono Tarantini e Franco; confermata dall’aggiornamento dello stiudio Sentieri, si unisce, d’altro canto, ad una fortissima preoccupazione: gli interventi previsti dall’A.I.A., a causa della crisi finanziaria che colpisce l’Ilva, sono fermi. Il mandato al subcommissario Edo Ronchi è scaduto e non è stato rinnovato. Si continuano ad accumulare ritardi su ritardi e il Piano Ambientale resta lettera morta.
Chiediamo che per realizzare il Piano Ambientale si rendano immediatamente disponibili, anche attraverso decretazione d’urgenza, i fondi sequestrati dalla procura di Milano. Non si continui a prendere, e perdere, ancora altro tempo: risanamento ambientale, rispetto delle prescrizioni dell’Aia, innovazione tecnologica del processo produttivo sono condizione imprescindibile affinché l’impianto siderurgico possa continuare a produrre.
NOTA STAMPA DI LEGAMBIENTE
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