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Ilva, vigilantes: accordo bocciato

TARANTO – Si sono concluse ieri le assemblee dei lavoratori con i sindacati metalmeccanici, per discutere dell’ipotesi di accordo che l’Ilva aveva raggiunto nella giornata di lunedì con Uilm ed Usb, per “risolvere” la vertenza degli addetti alla vigilanza, dopo l’avvio da parte dell’azienda della procedura di mobilità per 57 dei 179 addetti totali comunicata il 5 marzo scorso. La maggioranza degli operai ha dunque confermato il proprio no all’ipotesi di accordo, come già era avvenuto nelle assemblee di martedì e mercoledì, dove pare che Uilm ed Usb abbiano tentato di convincere a più riprese i lavoratori a firmare (fonti interne alla fabbrica hanno sottolineato come ieri i delegati della Uilm non si siano nemmeno presentati all’assemblea conclusiva). Ora, quindi, la palla torna in mano all’azienda, che ha due strade davanti a sé: far partire immediatamente i licenziamenti (cosa che al momento fonti sindacali sembrano voler escludere), oppure tornare a trattare con i sindacati metalmeccanici.

Come riportato nei giorni scorsi, l’ipotesi di accordo sposava in pieno la posizione che l’azienda aveva tenuto sin dall’inizio dell’apertura della vertenza: ovvero che il reparto Vigilanza venisse articolato secondo la seguente organizzazione: vigilanti addetti alla tutela del patrimonio Guardie Particolari Giurate da una parte e vigilanti addetti al trasporto del personale. Inoltre l’azienda, in esecuzione dell’ipotesi di accordo siglata ieri, avrebbe offerto “a condizioni contrattuali invariate, al personale attualmente addetto al trasporto interno del personale, la conferma delle mansioni in essere”.

L’ipotesi di accordo però, era appunto condizionata all’accettazione dell’offerta e all’adesione individuale, entro 7 giorni, da parte di una percentuale del personale adibito al trasporto interno dei dipendenti non inferiore al 95%. Percentuale che in questi giorni non è stata mai nemmeno sfiorata. Del resto, l’accordo prevedeva che l’Ilva, “a fronte della rinunzia ad ogni rivendicazione per il servizio prestato nell’ambito del servizio di trasporto interno del personale” avrebbe offerto “a stralcio e transazione di ogni pretesa riconnessa all’attività prestata nell’ambito del trasporto interno del personale, l’importo di 1000 euro al lordo delle ritenute di legge ove dovute”.

Inoltre il lavoratore, nell’accettare la proposta dell’azienda, confermava “l’accettazione delle mansioni di addetto al Reparto Vigilanza – Servizio trasporto interno del personale e di nulla avere a pretendere dalla società Ilva Spa per alcun diritto, ragione o pretesa a qualsiasi titolo, anche risarcitorio, comunque inerente alla mansione svolta e alla quale accetta di essere adibito anche a valle della sottoscrizione del presente verbale”. In pratica, una sorta di ricatto nemmeno poi tanto velato: per evitare il licenziamento, il lavoratore era costretto ad accettare l’accordo; senza pretendere nulla dall’azienda e “accontentandosi” per aver acconsentito, di una “ricompensa” di mille euro lordi. Il no della maggioranza degli operai, rappresenta certamente un fatto nuovo. E da non trascurare in vista del turbolento futuro che attende il siderurgico tarantino.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.06.2014)

 

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