Nell’atto di costituzione di parte civile l’associazione, rappresentativa dell’interesse alla tutela ambientale e da sempre attiva per la protezione dell’ambiente, ha quantificato in dieci milioni di euro la richiesta di risarcimento per danni materiali e morali. Legambiente prevede infatti tra i propri scopi statutari, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente in tutte le sue forme ed aspetti inerenti la salubrità dell’atmosfera, del suolo, delle risorse naturali, della salute collettiva, delle specie animali, del territorio e del paesaggio.
Tutti questi aspetti, a Taranto, sono stati fortemente compromessi e lesi nel corso degli anni. La scelta, che l’associazione considera scontata, di costituirsi parte civile nel processo per disastro ambientale nasce dalla volontà di pretendere il radicale rispetto dell’ambiente, anche e soprattutto nel territorio di Taranto e dalla esigenza di voler far riconoscere la lesione dei propri diritti, esercitati in tutte le sedi istituzionali e non, con una azione costante, protrattasi negli anni. Non è la prima volta: già in precedenti processi a carico di proprietà e dirigenza ILVA la difesa degli interessi del “popolo inquinato” di Taranto è stata assunta – quasi in solitudine – da Legambiente che da decenni denuncia in tutte le sedi l’insopportabile impatto ambientale dello stabilimento siderurgico tarantino.
NOTA STAMPA DI LEGAMBIENTE
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