Dunque, dopo quasi dieci ore di trattativa, si era riusciti a raggiungere un accordo, che prevedeva come oltre a lasciare il 50% dell’appalto al Consorzio Lts, anche un 20% della restante metà appaltata ai gruppi Gavio e Bertani (che detengono il 25% a testa) fosse affidata (anche se sarebbe più preciso dire ‘subappaltata’) ai così detti ‘padroncini’ locali. Tale suddivisione avrebbe infatti comportato che nessuno dei lavoratori interessati dalla vertenza perdesse il proprio posto di lavoro (padroncini compresi), con la soddisfazione delle imprese coinvolte, del Consorzio Lts e dei sindacati di categoria.
Poi, ad un certo punto, tutto è cambiato. Stando a quanto abbiamo appreso da fonti sindacali infatti, durante la trattativa un rappresentante del gruppo Gavio si sarebbe allontanato per comunicare ad Eni il raggiungimento dell’accordo e le relative cifre dello stesso. Ma una volta appresi i dettagli dell’intesa, l’Eni avrebbe stoppato tutto, evidenziando la sua contrarietà. Senza però pare fornire dettagliate spiegazioni. Trattativa saltata e, inevitabile, grande malcontento tra i padroncini del Consorzio Lts e gli autotrasportatori che ora sono pronti ad inasprire la protesta.
Nelle prossime ore infatti il prefetto di Taranto, Umberto Guidato, dovrebbe convocare nuovamente le parti per cercare una soluzione, mentre pare che il Comune sia intenzionato a coinvolgere nella vertenza sia la Regione Puglia e spostare il tavolo a Roma, a livello nazionale. Ciò detto, da osservatori esterni e conoscendo come si muove l’Eni, se l’azienda si è impuntata in questa vicenda (fare saltare una trattativa per una cosa come “cinque” camion in più o in meno è davvero sui generis), qualche motivo pure ci sarà. O no?
G. Leone (TarantoOggi, 05.06.2014)
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