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Vito Pignatelli dell’ENEA tra i vincitori del Premio “Il Monito del Giardino”

“Dalla natura alla natura, con energia” è il titolo dell’edizione 2014 del riconoscimento ambientale ‘Il Monito del Giardino’, indetto dalla Fondazione Giardini Monumentali Bardini e Peyron e finanziato  dalla Cassa di Risparmio di Firenze, per premiare chi si adopera per costruire materialmente un presente più sostenibile, soprattutto nel campo dell’energia. Gli Oscar verdi quest’anno sono stati assegnati a cinque ricercatori e imprenditori italiani che con le loro attività hanno contribuito alla sostenibilità e all’efficienza.

 Il primo premio è stato assegnato a Vito Pignatelli, responsabile del coordinamento “Tecnologie, biomasse e bioenergie” dell’Unità Tecnica Fonti Rinnovabili dell’ENEA, che riceverà 15.000 euro da impiegare in progetti di educazione ambientale. Le motivazioni del riconoscimento sottolineano come l’attività del chimico e del suo staff di ricercatori sia fondamentale per lo sviluppo di nuove soluzioni sostenibili sia dal punto di vista ambientale, che economico e una delle applicazioni più interessanti di questa attività di ricerca riguarda la bonifica della Terra dei Fuochi. Pignatelli ha infatti selezionato le colture utili per bonificare i campi inquinati e allo stesso tempo per produrre biogas.

«Le colture utilizzate per impianti a biogas possono essere coltivate nei terreni ad alta concentrazione di inquinanti. – evidenzia Vito Pignatelli – Le radici delle piante assorbono nutrimento e sostanze nocive dai terreni e li trattengono. Utilizzando queste colture per sviluppare energia rinnovabile, si ottiene una duplice bonifica di questi territori: sociale, attraverso la riqualificazione di zone ex-agricole inquinate dallo scarico illegale di sostanze nocive e sviluppando lavoro; ambientale, grazie all’assorbimento naturale degli inquinanti del suolo, ad opera delle colture agroenergetiche». «Sono chiaramente da evitare colture a destinazione alimentare – continua Pignatelli – ma vanno preservate le attività agricole. Le colture consigliate sono alberi a crescita rapida come robinia, salice, paulonia, pioppo, eucalipto, che già hanno un mercato per l’alimentazione di centrali elettriche». Si tratta, sottolinea il ricercatore, di una chiusura del cerchio ambientale che non comporta ulteriori rischi. «I dispositivi di abbattimento degli inquinanti in dotazione agli impianti per la produzione di biogas – spiega Pignatelli – sono perfettamente in grado di evitare la dispersione nell’ambiente dei metalli pesanti e degli inquinanti organici eventualmente presenti nella biomassa».

Anche a livello istituzionale le premesse sono ottime per iniziare una campagna di bioremediation della Terra dei Fuochi «La possibilità di disinquinare queste terre grazie alla produzione di biomasse agroenergetiche è già stata presentata come possibile soluzione in un documento del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali sulla Terra dei Fuochi – continua Pignatelli – e a livello impiantistico abbiamo preso contatto con soggetti interessati a portare avanti iniziative per la bonifica dell’area. Al di là di questo, l’urgenza della situazione richiede comunque un intervento deciso, che informi e coinvolga sia gli agricoltori che i soggetti interessati all’utilizzo della biomassa prodotta».

Nel corso della cerimonia, che si è tenuta oggi presso l’Università di Firenze, è stato assegnato un premio anche alla Danimarca, il Paese europeo dove già oggi una lampadina su 4 si accende con la sola energia del vento e che da qui alla fine del decennio si alimenterà per metà del suo fabbisogno energetico con le rinnovabili.

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