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Ilva, “Ah, i sindacati. Questi smemorati!”

TARANTO – Erano i primi giorni di settembre del 2012. Giorni frenetici, in cui regnava una gran confusione attorno a Taranto ed alle vicende dell’Ilva. Era poco più di un mese che l’Italia e il resto del mondo avevano scoperto la “tragedia” di Taranto. Non è stato possibile, ed a quasi due anni di distanza da quel 26 luglio oggi possiamo ammetterlo, contenere la massa di persone e parole che da quell’estate hanno provato, spesso riuscendoci, a riscrivere la storia degli ultimi 10 anni di questa città e del più grande siderurgico d’Europa. Non è una questione di primogenitura. Né una questione di principio. Forse, potevano esserle un tempo, oggi non più. Potrebbe, o dovrebbe essere, una questione di dignità. Anche di coscienza se volete. O di coerenza, come si legge sopra. E la pubblicazione della pagina del ‘TarantoOggi’ del 10 settembre 2012, vuol essere un piccolo suggerimento. Ed anche un breve memorandum per i tanti, troppi, che da quasi due anni fingono di non sapere e di aver dimenticato.

Cosa? Che quando si doveva denunciare pubblicamente, scrivere, pubblicare, stare dalla parte della città e dei lavoratori, della salute e dell’ambiente, erano comodamente seduti dall’altra parte. O, peggio ancora, fingevano una distrazione complice e connivente, tra l’altro in alcuni casi profumatamente pagata sotto forma di pubblicità (o ricambiata con assunzioni di favore). In questo recinto, ovviamente, tra i protagonisti principali proprio i sindacati. Noi non abbiamo dimenticato cosa hanno detto e fatto sino al 26 luglio 2012. E cosa non hanno fatto e detto sino a quel giorno. E aver denunciato tra le quattro mura del siderurgico, l’aver sostenuto le cause legali dei lavoratori ammalatisi negli anni o l’esser stati accanto alle famiglie dei caduti sul lavoro, non li esime affatto dalle loro responsabilità. E dalle loro colpe.

Era il minimo che potessero fare. Certo, hanno la grande fortuna di vivere in una città ed in un paese dove la memoria storica è praticamente inesistente. Dove i legami, le amicizie finte ed interessate, sono ancora troppe. Sicuramente negli anni, specialmente negli ultimi due, ci siamo attirati un’infinità di antipatie. Ma la questione non ci tocca minimamente. Perché su queste colonne, quando c’era da parlare e da denunciare, non ci si è mai tirati indietro. E non certo a partire da quel 26 luglio. Lo si è fatto per passione civica. Non per fare carriera od ottenere titoli e/o promozioni. Non per ottenere premi (anche se ne abbiamo ritirato più di qualcuno negli anni). Né per ricevere applausi o ‘profumarcela’. Solo per passione civica ed amore di questa città. E, cosa più importante, lo abbiamo fatto in maniera totalmente libera. Ed in condizioni tutt’altro che semplici e facili. La scelta di stare da questa parte, in primis di chi scrive, è stata consapevole, coerente e, ripetiamo ancora una volta, libera. Fatevene una ragione. Si dice che il silenzio è d’oro. Nel tempo abbiamo fatto tesoro di questo detto. In molti, in questo ambito, hanno ancora molto da imparare.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 24.04.2014)

 

 

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