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Deforestazione, quando l’impegno di Procter & Gamble?

ROMA – Grazie alla pressione esercitata da Greenpeace in questi ultimi mesi il gruppo Colgate-Palmolive ha annunciato una nuova politica di acquisti, per ripulire dalla deforestazione la propria filiera dell’olio di palma entro il 2020 e garantirne la piena tracciabilità. L’impegno di Colgate-Palmolive segue quello di altre grandi aziende come Nestlé, L’Oréal, Unilever, Mars e l’italiana Ferrero, che hanno dimostrato che cambiare la rotta del settore dell’olio di palma è possibile.

“Apprezziamo l’impegno di Colgate-Palmolive, che auspichiamo possa essere implementato già nel 2015, e chiediamo a Procter & Gamble di seguire questo esempio, per garantire ai consumatori che l’olio di palma utilizzato per shampoo e altri prodotti di uso quotidiano non provengano dalla distruzione di uno dei più importanti polmoni del Pianeta, come abbiamo documentato nelle nostre indagini” afferma Esperanza Mora, campagna Foreste di Greenpeace Italia.

Nonostante siano passati otto mesi dalle nostre prime richieste, la multinazionale non ha risposto con un’adeguata politica di acquisti che rispetti le foreste. Nuove indagini di Greenpeace pubblicate oggi dimostrano come uno dei fornitori di olio di palma della Procter & Gamble (P&G) – che produce noti beni di consumo come gli shampoo Pantene e Head&Shoulders, la schiuma da barba Gillette o il detersivo Dash – stia distruggendo le foreste primarie della regione indonesiana di Papua per far spazio a piantagioni di palma da olio.

Gli attivisti dell’associazione ambientalista hanno srotolato questa mattina uno striscione presso la sede dell’azienda statunitense a Giacarta per chiedere di garantire ai propri consumatori dei prodotti a Deforestazione Zero. Proteste anche a Bruxelles presso il centro di ricerche di P&G, e davanti alla sede delle Filippine con attivisti vestiti da tigre, specie emblema delle foreste del Sud est asiatico.

Greenpeace ha documentato che il produttore PT Rimba Matoa Lestari (PTRML), controllato dal gruppo RGE (Royal Golden Eagle) è coinvolto nel taglio a raso su larga scala nelle proprie concessioni nella regione di Papua. Il gruppo fornisce olio di palma a Cargill, che lo rivende a sua volta a P&G. Il gruppo RGE è anche collegato all’approvvigionamento di olio di palma da concessioni illegali all’interno del parco nazionale Tesso Nilo nell’isola di Sumatra, agli incendi forestali e alla distruzione dell’habitat della tigre di Sumatra, e possiede la Asia Pacific Resources International Limited (APRIL), azienda molto controversa responsabile della deforestazione per la produzione di polpa di cellulosa.

“Sono sempre più le persone consapevoli del collegamento tra la distruzione delle foreste e i prodotti sugli scaffali dei supermercati – prosegue Mora -. Il commercio dell’olio di palma sostenibile potrebbe apportare un reale contributo allo sviluppo dell’Indonesia, ed è ora che il settore dimostri che vuole realmente contribuire a questo cambiamento nel Paese, senza far diventare complici della deforestazione anche i consumatori italiani”.

Le foreste indonesiane scompaiono a una velocità pari a nove piscine olimpioniche al minuto a causa della coltivazione di palma da olio, facendo di essa la prima causa di deforestazione nel Paese, con la conseguente perdita di habitat per la tigre di Sumatra, l’orango e l’elefante pigmeo del Borneo, specie importantissime per questo ecosistema.

Greenpeace

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