Ex Baraccamenti Cattolica, i ragazzi delle “Officine tarantine”: noi non ci fermiamo

officine tarantineTARANTO – La musica avvolge il grande spazio del teatro, all’interno alcuni ragazzi organizzano il lavoro quotidiano e di fronte a loro, su una lavagnetta magnetica, sono appuntate le cose da fare. All’esterno altri giovani puliscono l’area che da novembre scorso è diventata una vera e propria seconda casa. Loro sono i ragazzi e le ragazze di Officine Tarantine e lo spazio in cui lavorano in questo venerdì mattina sono gli ex Baraccamenti Cattolica, proprio quelli dove poco più di un mese fa avvenne il tentativo di sgombero delle forze dell’ordine.

Da quel 12 febbraio qualcosa è cambiato: la costituzione di un’assemblea permanente, la decisione di andare via dalla struttura, gli incontri istituzionali e, infine, la decisione di rimanere all’interno dei “Baraccamenti” fino a quando non sarà trovata una sede in affidamento temporaneo per le persone e le dotazioni lavorative acquistate con le donazioni di alcuni cittadini.

«Da quel giorno (del tentativo di sgombero, ndr.) – spiega William, un componente delle Officine – la nostra attività non si è mai fermata e, allo stesso tempo, ci sono stati due incontri con il Comune e quattro con la dirigenza dell’Ufficio Patrimonio. Da Palazzo di Città è giunta la disponibilità a trovare una sistemazione temporanea. Ad oggi sono stati visionati diversi luoghi ma la maggior parte di questi hanno evidenti problemi strutturali».

Nei giorni scorsi è stata protocollata un’altra richiesta di colloquio istituzionale perché “fino ad ora – continua William – quelli avuti non hanno fornito alcun risultato. Il sindaco stesso si è impegnato a trovare una nuova sistemazione. Rimarremo qui fin quando non avremo risposte”. I prossimi passi delle “Officine” saranno discussi in assemblea e stabiliti a maggioranza, come avvenuto per la decisione di andare via nei giorni successivi alla notifica di sgombero arrivata pochi giorni prima della fine del mese scorso (ordinanza numero 3 del 20-02-2014).

«Anche l’idea di andare via  – specifica William – è stata presa dal collettivo perché, probabilmente, si voleva evitare una situazione più esasperata rispetto al primo tentativo di sgombero». Dopo quattro mesi all’interno di una parte della struttura, appartenuta alla Marina Militare ed oggi ceduta al Comune, è possibile tracciare un bilancio dell’esperienza. «Il voto è positivo –  conclude William – e spero che questa esperienza duri a lungo».

Luca Caretta per InchiostroVerde

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