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Ilva, controreplica del Fondo Antidiossina su Afo 5: “Fenomeni gravi rilevati anche da Custodi giudiziari”

TARANTOSfida a colpi di comunicati stampa tra Ilva e Fondo Antidiossina. Ieri l’associazione presieduta da Fabio Matacchiera aveva denunciato possibili rischi di esplosione all’Afo 5. Nel pomeriggio era giunta la smentita dell’azienda. Arriva oggi la controreplica del Fondo Antidiossina che riportiamo integralmente.

E’ evidente che la azienda in questione abbia ormai adottato la linea mediatica del “negare sempre”, non ammettendo l’evidenza e non riconoscendo le realtà e gli scenari infausti che si manifestano, ormai ripetutamente, davanti agli occhi degli operai e di tutti i cittadini e che potrebbero palesarsi pericolosamente nel prossimo futuro, nel momento i cui si continua a non mettere in sicurezza gli impianti.

Anche in relazione al potenziale pericolo di cedimento strutturale e di esplosione degli altiforni, in particolare quello più imponente di Europa (AFO5), su cui il Fondo Antidiossina ha voluto porre all’attenzione, vediamo che l’azienda nega il pericolo.  Il comunicato diramato ieri dall’Ilva vuole mettere in evidenza, ancora una volta, che la situazione è sotto controllo e che non vi sono pericoli di sovra pressioni, anche grazie alle “consuete e periodiche fermate di manutenzionedell’AFO5″, eseguite correttamente, anche con una cadenza temporale prestabilita (a loro dire!).

In realtà, invece, l’Ilva S.p.A. non fa sapere che quelle procedure fanno solo parte delle manutenzioni ordinarie che normalmente si effettuano in ambito industriale e nulla hanno a che vedere con le acclarate necessità di effettuare interventi strutturali necessari per il buon funzionamento e per la sicurezza dell’Altoforno 5, come degli altri.

E’ opportuno ricordare che, sin dal 20 novembre 2012, i Custodi Giudiziari, al fine di dar seguito a quanto previsto dal proprio “Piano degli Interventi Stabilimento ILVA Taranto”, chiesero di procedere immediatamente all’ attuazione di tutti gli interventi necessari atti a cessare ulteriori emissioni inquinanti e soprattutto a mettere in sicurezza gli impianti che presentavano gravi criticità come l’AFO 5 per il quale si chideva persino lo spegnimento, proprio a causa delle precarie condizioni in cui si trovava (ed in cui si trova tuttora!)

I Custodi Giudiziari convennero, altresì, che gli interventi effettuati nel tempo sull’AFO 5 avevano riguardato al più la cosìddetta “cintura dell’altoforno” e parte dei “cowper di riscaldo” e che non era mai stato effettuato un completo e necessario rifacimento del campo di colata (crogiolo) che presentava “evidenti criticità strutturali” a causa della “usura progressiva delle componenti” e della “fatica termica sulle strutture”. Interventi urgenti non sostituibili nei tempi con una normale manutenzione programmata”. Tutto ciò, rafforza le azioni poste in essere dall’Autorità giudiziaria in relazione al sequestro preventivo degli impianti senza facoltà d’uso, ivi incluso l’Altoforno 5.

Inoltre, avvenimenti ultimi occorsi confermano le perplessità espresse dal Fondo Antidiossina. In particolare, come si può evincere dalle relazioni tecniche dei Custidi Giudiziari e dell’Arpa Puglia il giorno 16 febbraio 2013 si è verificato un rilascio emissivo incontrollato dai bleeder di gas di altoforno dal tetto dell’ AFO/5. I bleeder si sono aperti a causa di un aumento di pressione sulla linea gas. E fenomeni analoghi sono stati rilevati anche in altri giorni precedenti ed, in particolare, il 15 febbraio 2013. Fenomeni altrettanto critici di sovra pressione si sono verificati anche sull’Altoforno 2. Ricordiamo, infine, che lo Stabilimento in questione rientra peraltro tra quelli classificati, secondo le direttive Seveso ed ai sensi dell’articolo 8 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i., “a rischio di incidente rilevante”.

 

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