Sulla riorganizzazione della vigilanza nell’Ilva di Taranto si consuma un’altra spaccatura tra i sindacati metalmeccanici dopo quella avvenuta sul rinnovo dei contratti di solidarietà per 3500 unità del siderurgico, Anche stavolta, infatti, Fim Cisl e Uilm Uilm sono propense a discutere nel merito della riorganizzazione mentre la contestano Fiom Cgil e Unione sindacale di base (Usb). “Il mandato che abbiamo ricevuto dai lavoratori – dichiara Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto – è quello di discutere. Per noi, quindi, si parte dallo scorporo indicato dall’Ilva individuando tutte le soluzioni che possono portare ad un accordo, alla difesa dell’occupazione e a scongiurare la mobilità per 57 lavoratori”. L’Usb, invece, contesta lo scorporo dei vigilanti dagli autisti e la Fiom Cgil contesta all’Ilva dei commissari Bondi e Ronchi il fatto di aver già dichiarato degli esuberi strutturali in assenza del piano industriale. La Fiom in particolare si riferisce all’annunciata chiusura dei centri di Patrica, in provincia di Frosinone, e di Torino, per un centinaio di unità complessive, cui adesso si aggiunge la mobilità per 57 vigilanti di Taranto. Sia la Fiom Cgil che l’Usb affermano che la gestione commissariale è stata voluta dal Governo per risanare l’azienda dal punto di vista ambientale e rilanciarla sotto l’aspetto produttivo, e non per licenziare il personale. Dal canto suo l’Ilva, oltre a dividere le due funzioni, ha precisato che ai 60 addetti che verranno adibiti al trasporto interno perdendo la qualifica di guardia giurata, che invece rimarrà per circa 120 che continueranno a fare i vigilanti, saranno affiancati una quarantina di addetti da assumere a tempo determinato da un’agenzia di lavoro interinale. (Agi)
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