Questa opera assurda, finalizzata solo a sfruttare incentivi statali, oltre a sconvolgere il paesaggio e il bel panorama verso le Isole Cheradi, provocherà in fase di realizzazione e di esercizio, impatti rilevanti sugli ecosistemi circostanti, sia marini sia terrestri, che nonostante il grave inquinamento, hanno mantenuto caratteristiche ecologiche peculiari e sono ancora in grado di ospitare animali rari e protetti dalla legislazione vigente. Non a caso intorno a Taranto, esistono differenti siti considerati prioritari di salvaguardia, tanto da essere inseriti all’interno di SIC – Siti d’Importanza Comunitaria.
La costruzioni delle mega strutture produrrà uno sconvolgimento del fondale marino e gravi ripercussioni sul vicino SIC “Posidonieto Isola di San Pietro – Torre Canneto”, caratterizzato da praterie di Posidonia oceanica di rilevante importanza biologica, ecologica ed economica. La praterie ospitano, infatti, un elevatissimo numero di specie vegetali e animali anche di notevole interesse commerciale, che vivono, si alimentano e si riproducono tra i rigogliosi cespugli. Non meno importanti sarebbero gli impatti inflitti ai tanti animali nectonici (grandi pesci pelagici, squali, tartarughe marine, delfini) che frequentano la vasta area portuale di Taranto, molti di questi inseriti nella Direttiva Habitat 92/43/CEE.
L’area circostante il sito in cui si vorrebbe far sorgere le mostruose torri eoliche comprende altri due SIC terrestri: la vicinissima “Pineta dell’Arco Ionico” e “Mar Piccolo”. Entrambi i siti sono sede di una ricchissima avifauna protetta dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE. La costruzione di un parco eolico in un tratto costiero interessato da una cospicua presenza di specie stanziali e migratorie, comporterebbe stragi intollerabili di uccelli. Gli impatti scientificamente documentati sono dovuti alla collisione degli animali con l’impianto, in particolare con il rotore, ma possono essere anche indiretti e provocati dall’aumento del disturbo antropico in un’area con conseguente allontanamento e scomparsa degli individui.
Gli effetti negativi riguardano un ampio spettro di specie, dai piccoli passeriformi ai grandi veleggiatori come le cicogne, i rapaci, gli aironi, e molti altri ancora. Alla luce di quanto esposto, appare paradossale voler continuare a rovinare e ad alterare l’ambiente naturale di Taranto, ambiente che è stato fin troppo deturpato e che nonostante tutto racchiude ancora tesori naturalistici di grande valore. Il patrimonio naturale che potrebbe attirare turisti e amanti della Natura, viene nuovamente calpestato e offeso da quest’opera insensata. E ancor più paradossale è l’evidenza del non tener in nessun conto i siti considerati prioritari dalla legge, facenti parte della Rete Natura 2000 creata dall’Unione Europea con lo scopo di tutelare e conservare gli habitat e le specie identificate come prioritarie dagli Stati membri. Non tenere nella giusta considerazione queste evidenze, equivale a contrastare le Direttive quadro europee relative alla salvaguardia della Natura.
Rossella Baldacconi, dottore di ricerca in Scienze Ambientali
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