Per contribuire a definire le mappe delle aree più pericolose, propedeutiche a una migliore opera di prevenzione, negli ultimi quindici anni l’ENEA ha condotto campagne di studio in aree colpite da eventi franosi registrati in territori particolarmente vulnerabili come la Versilia e i comuni di Cervinara (Avellino), Giampilieri (Messina), Scaletta Zanclea (Messina), San Fratello (Messina) i bacini dei Torrenti Virginio (Firenze) e Fiumicino (Roma). Gli studi hanno permesso di evidenziare le criticità geomorfologiche che sono all’origine di tali eventi. Nello specifico, è emerso che tra i fattori di attivazione dei movimenti franosi ci sono lo stato di abbandono dei sistemi di terrazzamento dei versanti e dei relativi circuiti di drenaggio superficiale, il sovraccarico dei versanti causato dallo sviluppo di vegetazione boschiva in aree precedentemente coltivate e l’incuria dei versanti sovrastanti i percorsi stradali e i tagli stradali stessi.
In seguito a tali studi L’ENEA ha sviluppato una metodologia innovativa volta alla quantificazione della pericolosità da frana che può rappresentare uno strumento chiave nella messa a punto di politiche di pianificazione territoriale sostenibile, nella redazione di piani di protezione civile e nella definizione di interventi strutturali diretti alla mitigazione del rischio. In particolare, la metodologia ENEA si concentra sull’analisi dei fattori di carattere naturale e antropico, responsabili del livello di pericolosità di un territorio, consentendo di stimare l’intensità sia riguardo a eventi franosi occorsi in passato sia riguardo a eventi futuri. Inoltre fornisce un contributo alla definizione di soglie pluviometriche di innesco indispensabili per la predisposizione di sistemi di allerta rapida.
ENEA
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