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Ambiente Svenduto, Peacelink: “Nessuno si dimette, nessuno chiede le dimissioni”

TARANTORiceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Peacelink, sottoscritta da Fulvia Gravame e Alessandro Marescotti, sulle richieste di rinvio a giudizio depositate dalla Procura in merito all’inchiesta Ambiente Svenduto.

Emerge un quadro allarmante di inquinamento che la città ha subito,  come accertato dalle perizie. Ma il nodo su cui occorre riflettere e’ quello politico. Mentre la Procura ha agito su segnalazioni ed esposti dei cittadini, la politica di governo ha in questi anni elargito lodi e apprezzamenti verso i Riva e la loro politica aziendale. In tribunale ci va ora chi ha ignorato la pressione di noi cittadini. Mentre noi ci opponevamo, loro approvavano l’autorizzazione AIA all’Ilva su cui la Procura ha acquisito faldoni di materiale scottante. Vendola, Florido e Stefano dovranno comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare con questo passato di sordità alle nostre richieste pressanti e motivate.

Le accuse ai Riva sono gravi ma ancora più grave e’ la rottura del rapporto di fiducia che si e’ consumata fra i politici che si accordavano con Archinà  e una larga fetta di cittadini oggi delusi. Quei cittadini avevano sostenuto con grande speranza Vendola, Florido e Stefano. Oggi viviamo lo strappo definitivo di una grande illusione. Ma nonostante tutto ciò, nessun mea culpa abbiamo ascoltato. Tutto sta avvenendo in un clima surreale. E’ come se fossero venute meno nei partiti (di cui Florido, Vendola e Stefano sono espressione) le difese immunitarie e la stessa capacita’ di indignazione.

Nessuno si dimette. Nessuno chiede le dimissioni. Il Palazzo e’ muto. Oggi assistiamo alla fine ingloriosa di un sistema di potere. Auspichiamo che altre città inquinate seguano l’esempio di Taranto e che altre Procure indaghino sui disastri ambientali. Taranto e’ la punta di un iceberg. Ferma restando la presunzione di innocenza, tutto questo non potrà non avere conseguenze se le ipotesi di reato venissero confermate in tutto o in parte. Per questo sosteniamo con convinzione l’azione della magistratura, senza la quale a Taranto avrebbero vinto le logiche dei poteri forti. Quanto avviene a Taranto deve far riflettere i partiti in quanto si palesa un profondo malessere nel rapporto fra cittadini e potere e una giustificata diffidenza. La rigenerazione di questo rapporto civile e partecipativo passa attraverso il ristabilimento del principio di legalità e per la riattivazione della cittadinanza attiva e del controllo democratico.

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