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Ilva, su Fabio Riva pende anche richiesta rinvio a giudizio

TARANTO – L’estradizione dalla Gran Bretagna all’Italia di Fabio Riva, vicepresidente dell’omonimo gruppo siderurgico, sarà oggetto nelle prossime ore di un confronto informale tra i vertici della Procura e della Guardia di Finanza di Taranto. In questa sede sarà fatto il punto della situazione dopo che i giudici inglesi ieri hanno dato il via libera alla consegna dell’imprenditore alle autorità italiane. Fabio Riva è accusato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale nell’ambito dell’inchiesta aperta da molto tempo dalla Procura di Taranto per l’inquinamento dell’Ilva.

Come affrontare la partita dell’appello ora che gli avvocati di Fabio Riva hanno già annunciato che ricorreranno contro la decisione della Magistratura inglese di concedere all’autorità giudiziaria italiana l’estradizione del loro assistito: sarà questo uno degli argomenti al centro del prossimo confronto informale tra Finanza e Procura a Taranto. Ma prima che la vicenda giunga all’epilogo in un senso o in un altro, passeranno diverse settimane, nelle quali la difesa di Fabio Riva giocherà tutte le sue carte per evitare il carcere all’industriale. D’altra parte nelle udienze a Londra, dove Riva è in libertà vigilata da oltre un anno, gli avvocati oltre a opporsi nel merito dell’estradizione hanno anche sollevato il problema delle condizioni in cui vivono i detenuti nel carcere di Taranto a causa del sovraffollamento. Chiesta in tal senso un’ispezione al Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che però non è stata ottenuta.

Per Fabio Riva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata spiccata il 26 novembre del 2012 nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta – la prima ci fu a luglio 2012 con altri arresti e il sequestro degli impianti – quel giorno, però, furono arrestati solo Girolamo Archina, ex consulente dell’Ilva a Taranto, delegato ai rapporti istituzionali, Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto (entrambi in carcere), e Lorenzo Liberti, docente universitario ed ex consulente della Procura (ai domiciliari). Fabio Riva, invece, non fu trovato. Si farà vivo con una lettera, attraverso i suoi legali inglesi, solo il 6 dicembre mentre la Finanza lo rintraccerà nelle settimane successive a Londra. E di fatto da allora è cominciato l’iter dell’estradizione, sorretto anche da un mandato di cattura europeo emesso dai giudici di Taranto.

Nei prossimi giorni Fabio Riva, insieme al padre Emilio e al fratello Nicola – già arrestati il 26 luglio 2012 e tornati in libertà solo un anno dopo – conoscerà la sua sorte anche in merito all’evoluzione dell’inchiesta giudiziaria aperta dalla Procura di Taranto e di cui l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è solo una tappa. I pm tarantini s’accingono a consegnare al gip le loro richieste di rinvio a giudizio o proscioglimento per gli indagati. Il 30 ottobre sono stati notificati dalla Guardia di Finanza, su ordine della Procura, 53 avvisi di conclusione delle indagini di cui 50 riferite a persone fisiche a vario titolo coinvolte nelle vicenda Ilva, e 3 a società. Tra i 50 figurano appunto Fabio, Emilio e Nicola Riva. Pesante l’accusa formulata nei loro confronti: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione di cautele sui luoghi di lavoro.

Per il capo di imputazione formulato e per la gravità della loro posizione sostenuta dall’accusa, la richiesta di rinvio a giudizio dei tre proprietari dell’Ilva appare pressochè certa da parte dei pm anche se poi l’ultima parola spetterà al gip. Coinvolti nell’inchiesta anche diversi dirigenti dello stabilimento di Taranto, gli ex direttori Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, il presidente Bruno Ferrante, ma anche, con altre accuse, alcuni amministratori pubblici ed ex amministratori pubblici. Spiccano i nomi del governatore della Puglia, Nichi Vendola, e del sindaco di Taranto, Ezio Stefano. Le richieste finali dei pm erano attese per febbraio ma la complessità del caso e l’esame delle diverse posizioni ha richiesto un supplemento di tempo per cui se ne parlerà nei prossimi giorni. “Quel giorno – ha detto di recente il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, a margine di una conferenza stampa convocata per altri motivi – ci sarà un breve comunicato della Procura col quale informeremo dell’avvenuto deposito delle richieste”. (Agi)

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