Il quadro che emerge dai dati diffusi dalla Procura di Savona è infatti gravissimo, un disastro ambientale non così diverso da quello provocato dall’Ilva di Taranto. “Rispetto a Taranto – ha spiegato il referente savonese dell’associazione ambientalista- il contesto è diverso perché l’inquinamento causato da un impianto che produce acciaio riguarda anche il suolo e l’acqua. Una centrale termoelettrica come quella di Vado Ligure ha un altro tipo di impatto ma sicuramente sono impatti ugualmente importanti e purtroppo significativi per chi deve usufruire del sistema sanitario nazionale per cercare di contrastare gli effetti di questo inquinamento”. “Come Legambiente -ha affermato Onnis- ribadiamo la nostra contrarietà al previsto ampliamento della centrale perché ci sembra assolutamente folle regalare altri 50 anni di carbone a questo territorio che dal 1968 già subisce un impatto molto forte legato alla produzione di energia elettrica dal combustibile fossile”. “Chiediamo -ha aggiunto- che questo ampliamento non si faccia, che si metta in sicurezza l’esistente e si investa fortemente in risparmio energetico e nell’utilizzo di fonti rinnovabili per creare finalmente del lavoro qualificato che dia l’opportunità ai giovani di rimanere in questo territorio e non essere costretti a fuggire”. “Siamo preoccupati e vorremmo che la comunità locale -ha concluso l’esponente di Legambiente- facesse uno scatto in avanti e cominciasse a pensare veramente ad un presente ad un domani diverso basato sulle energie rinnovabili ed il risparmio energetico, ad un’economia centrata sul benessere del cittadino”. (Apc)
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