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Discarica Vergine, sequestro per 300 milioni

 LIZZANO – L’impianto di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi e numerose macchine industriali (tre compattatori, due pale e tre escavatori), per un valore di circa 300 milioni di euro secondo la stima dei carabinieri del Noe, sono stati sequestrati in località Palombara. Il sito è quello gestito dalla società Vergine spa. Il provvedimento, richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica Marazia, è stato emesso dal gip del Tribunale di Taranto, Ingenito. Il sequestro è stato disposto dopo che una consulenza tecnica e numerosi campionamenti e monitoraggi effettuati dall’Arpa di Taranto hanno accertato, secondo quanto sostengono gli inquirenti, “concentrazioni di idrogeno solforato superiori alla soglia di percepibilità olfattiva prevista”. In questo modo “è stato sostenuto che gli episodi di molestie olfattive lamentate negli esposti potevano essere correlate alla dispersione di sostanze odorigene compatibili con le operazioni di abbancamento – spiegano in una nota i militari del Noe – dei rifiuti ed anche allo spegnimento di alcune torce presenti nell’impianto per la combustione dei biogas. Su quest’ultimo si sono concentrate le osservazioni dei consulenti secondo i quali la mancanza di un corretto sistema di captazione degli stessi determina un accumulo di gas nel corpo della discarica che sfocia in una fuoriuscita con dispersioni maleodoranti in atmosfera”. Anche in relazione ai fanghi in entrata nella discarica è stato rilevato che non sono stati adottati tutti gli accorgimenti tecnici necessari ”al fine di evitare le emissioni maleodoranti”. Nel corso delle indagini, durate circa un anno e mezzo, è stato effettuato uno studio dei venti registrati nelle stazioni di Torricella e Grottaglie per comprendere quale fosse l’origine dei miasmi avvertiti in zona ed escludere eventuali altre fonti inquinanti. L’ipotesi di getto pericoloso di cose contestata ai gestori della discarica deriva dal fatto di ”aver provocato l’emissione di sostanze odorigene, quali il solfuro di idrogeno e biogas, derivanti dai processi di gestione e post-gestione delle vasche di raccolta e di trattamento dei rifiuti, atte a cagionare molestia olfattiva e disturbi di vario genere alle persone ed in particolare alla popolazione residente nel vicino centro abitato di Lizzano, situato a 3,5 chilometri dall’impianto”. (Ansa)

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