TARANTO – “Forza Andrea! Ma la lotta all’Ilva- appalto deve essere vera se vogliamo
fermare questa continua minaccia alla vita e alla sicurezza dei lavoratori”. Lo dice lo Slai Cobas in una nota stampa. “Il protocollo sicurezza azienda-sindacati- istituzioni firmato in prefettura non serve a nulla – si legge – noi vogliamo un altro tipo di RLS e vogliamo la postazione ispettiva permanente in ILVA ora più che mai necessaria, con ispettori del lavoro e asl che devono rendere conto ai lavoratori”. Lo Slai Cobas annuncia una campagna in fabbrica nelle prossime settimane e una iniziativa per il 28 febbraio. Di seguito un altro comunicato inviato dal sindacato di base.
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Siamo a febbraio, nessun piano industriale è stato presentato, ma perchè il piano industriale effettivo è quello in corso (mentre si fanno incontri, Bondi ferma i tubifici) che passa con il silenzio-consenso delle organizzazioni confederali tutte e con le nuove RSU; in queste ora c’è dentro l’USB che o porta un’azione visibile di novità/controcorrente o non cambia nulla. Nelle imprese dell’appalto siamo invece a puri e semplici licenziamenti, cassa integrazione, fine lavori che passano con il silenzio-assenso assordante dei sindacati confederali.
Noi pensiamo che in questa fabbrica e nell’appalto il sindacato di classe quello vero non c’è e che bisogna riorganizzarlo facendo partire e sviluppando la lotta autonoma degli operai. Noi pensiamo inoltre che non si possa sospendere di fatto l’attività sindacale in fabbrica perchè c’è l’Aia da applicare. C’è un accordo cambio tuta da rivedere secondo la sentenza della Cassazione e per fronteggiare la pioggia di ricorsi attivati da noi e da altri in tribunale. Ci sono i livelli di inquadramento che restano fermi e lasciano tanti operai più giovani in condizione da ultima ruota del carro.
C’è la rivisitazione del contratto nazionale e dei contratti integrativi aziendali da fare alla luce della situazione siderurgica, e dell’Ilva in particolare, in materia di salari, turnazione, orari, carico di lavoro – per realizzare nei fatti quello che chiamiamo contratto siderurgico. C’è il grave problema della sicurezza in fabbrica, con la “mano libera” data da tutti: governo e OO.SS a Bondi e ai capi Ilva per bypassare le norme di sicurezza, per introdurre un recente accordo-catenaccio sugli Rls e le procedure di intervento, che porterà ad ancora più problemi di rischio infortuni e salute, che vengono denunciati praticamente solo da noi e pochi altri, sotto minacce e pressioni inaccettabili e in assenza di controlli adeguati.
Cè infine – problema dei problemi all’Ilva in regime di AIA e di esuberi – il bisogno di un decreto operaio di tutela e di prepensionamento-risarcimento dei lavoratori, quello che noi chiamiamo “20 anni bastano”, da imporre al governo con una lotta vera e generale. Su tutto questo i 100 giorni in corso sono decisivi e si vedrà sul campo che non sono questi sindacati confederali, nè le nuove RSU che possono incidere su queste cose e che altra è la strada in termini di lotta e organizzazione da percorrere.
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