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Eolico, la beffa spagnola della Vestas

TARANTO – “Vestas Nacelles Spagna aumenta gli investimenti per il suo stabilimento di produzione Páramo Villadangos (Leòn), diventando il primo impianto a livello mondiale, in grado di produrre tutti i tipi di turbine eoliche”. L’impianto spagnolo svilupperà due nuove linee di produzione “per la fabbricazione dei modelli più recenti in materia di innovazione tecnologica dei componenti multinazionali del colosso danese, che saranno utilizzati per rifornire il mercato globale.

Soprattutto in Africa, Asia e Sud America, a causa della cessazione dello sviluppo eolico in Spagna e in Europa in generale”. Lo ha dichiarato nel weekend il direttore dello stabilimento Vestas di Villadangos, Diego Roca, durante la visita del Ministro dell’Economia e del Lavoro spagnolo, Tomás Villanueva. Roca ha spiegato che lo stabilimento vive una nuova fase di sviluppo, dopo la prima avvenuta nel 2010. Dopo aver vissuto un periodo di incertezza produttiva, ora lo stabilimento di Leòn si prepara a vivere un momento di crescita, che comporterà anche l’aumento della forza lavoro nei prossimi due anni (attualmente di 425 unità).

Il tutto, qualora qualcuno non lo ricordasse, a scapito di Taranto e dei suoi lavoratori. Lo stesso Roca ha infatti detto che le due nuove linee di produzione che ospiterà nei prossimi mesi lo stabilimento, riguarderà la produzione delle turbine V-112 e V-90, entrambi di tre megawatt di potenza. Il modello V-90, era proprio quello prodotto nello stabilimento della Vestas Nacelles di Taranto, dove erano impiegati 127 lavoratori. Dopo l’annuncio dell’azienda di voler dismettere la produzione con la conseguente chiusura dell’azienda a fine settembre, lo scorso 11 novembre fu firmato a Roma l’accordo tra la Vestas Nacelles Italia S.r.l. e i sindacati. Un’intesa che abbiamo criticato sin da subito su queste colonne, visto che il risultato è andato a tutto vantaggio delle esigenze del colosso danese.

Vogliamo infatti ricordare che la Vestas continuerà a produrre le nuove turbine V112 e le V-90 a Leòn in Spagna, soltanto perché lì produce ad un costo del lavoro e produttivo più vantaggioso. Non c’è altra motivazione nella decisione dell’azienda, giunta a Taranto negli anni ‘90 grazie agli incentivi della legge 181 del 1989 sulla reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica e sempre con i bilanci in attivo. Inoltre, l’azienda ha sempre dichiarato di voler dismettere la produzione della turbina V-90 a Taranto per carenza di richieste da parte del mercato. Verità parziale, visto che la stessa sarà prodotta a Leòn a fronte del fatto che in Spagna è stato trovato un accordo con i sindacati attraverso un particolare meccanismo di flessibilità del lavoro, che permetterà di “lavorare rate” a seconda della domanda che arriverà di volta in volta. Non solo, perché la Vestas si è anche rifiutata di realizzare a Taranto la produzione della turbina V-112, proprio grazie ai vantaggi fiscali di cui usufruisce in Spagna: ma è chiaro che quando non sarà più conveniente produrre a Leòn, andranno via anche da lì. E’ così che funziona, da anni e non certo da oggi, il mercato globalizzato.

La turbina V-112 entrerà in produzione nello stabilimento di Leòn dopo l’estate e comporterà l’applicazione della più recente tecnologia sviluppata dalla multinazionale danese. Nel frattempo, sarà prodotta la turbina V-90. Con le due nuove linee di produzione, più le altre due attive in questo momento (per macchine da 2 megawatt), negli impianti di Villadangos si prevede di aumentare di almeno un centinaio di unità rispetto al 2013 la forza lavoro. Nel 2014 i lavoratori saranno oltre 650.

Intanto, dal 1 gennaio lo stabilimento Nacelles di Taranto ha chiuso i battenti. Secondo quanto previsto dall’accordo dell’11 novembre, dei 127 lavoratori del sito Nacelles, 8 dovevano essere ricollocati sin da subito (appena 1 nel mese di dicembre) e 30 nel mese di febbraio, per giungere ad un ulteriore ricollocazione di 60 lavoratori nelle altre due unità produttive della Vestas esistenti a Taranto (Blades e Italia), previo percorso formativo finanziato con 1 milione di euro dalla Regione Puglia, per la produzione delle pale eoliche e la manutenzione degli impianti. Ad altri 30 lavoratori invece, l’azienda offrirà la possibilità di ricollocazione in attività industriali già esistenti in Europa. Ma il tutto sta procedendo molto, troppo lentamente. L’unica cosa certa, per ora, sono le procedure di mobilità trasformate in cassa integrazione guadagni per 12 mesi, prorogabili per altri 12, per cessazione di attività stabilito dall’accordo dello scorso novembre. Intanto si attende che Vestas metta nero su bianco il piano industriale annunciato mesi addietro, nel quale dovrà inserito l’impegno assunto dall’azienda durante il vertice di Roma, di un investimento di 9,5 milioni di euro per lo stabilimento Vestas Blades (dove saranno prodotte le pale eoliche della turbina V112) per trasformarlo in “centro di eccellenza per tutta l’Europa”.

Ma il futuro è al momento più incerto che mai. Nel verbale sottoscritto a Roma durante l’ultimo incontro di dicembre, si leggeva che nel corso dell’intervento della cigs ed a valle del percorso formativo della Regione, attesi gli sviluppi di mercato per effetto dell’investimento nel sito Vestas Blades, “ove il dato previsionale sarà stato confermato dalle richieste di acquisto, potranno consentire fino a 60 ulteriori proposte occupazionali in favore di lavoratori del bacino Vestas Nacelles”. Ma non è dato sapere cosa accadrà a quei 60 lavoratori, qualora il mercato dovesse rispondere in maniera negativa.

Non solo. Perché l’accordo di novembre prevedeva anche la ricollocazione di 30 lavoratori nei vari siti europei della Vestas (costringendo di fatto questi lavoratori a separarsi dalla loro terra d’origine oltre che dalle loro famiglie, o costringendo quest’ultima ad un’emigrazione forzata). Nel verbale si leggeva invece che “Vestas Wind Systems A/S, in ragione delle esigenze tecnico produttive e previa verifica delle competenze dei candidati, verificherà la ricollocabìlità dei lavoratori sospesi presso propri insediamenti produttivi siti in Inghilterra, Spagna, Danimarca e Germania, ove ha a tal fine censito n. 30 potenziali posizioni lavorative”. Dunque, il tutto è ancora una volta subordinato alle esigenze del mercato oltre che alle specifiche competenze dei futuri candidati. Sul futuro di ben 90 lavoratori su 127 della Vestas Nacelles, pende ancora oggi un’incertezza totale. Ed inaccettabile.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 03.02.2014)

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