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Il parcheggio di Cimino e i cento alberi scomparsi – La denuncia di Legambiente Taranto

I lavori di costruzione del parcheggio a Cimino sono – da tempo- praticamente terminati. Quello che pochi ricordano è che nell’area dove è stato realizzato il parcheggio erano presenti 100 pini piantati dai volontari di Legambiente e dai ragazzi degli istituti superiori tarantini  Cabrini, Lisippo, Righi e Vittorino da Feltre che celebrarono lì con Legambiente la Festa dell’Albero dell’ormai lontano  22 novembre 2008L’area dove mettere a dimora i pini era stata indicata come disponibile dal Comune di Taranto.

Il 28 dicembre 2009 la Regione Puglia finanziò la “Creazione di un sistema integrato di linee veloci riservate al trasporto pubblico urbano e di parcheggi di scambio ad essi connessi. Primo stralcio funzionale: parcheggi in località Cimino – Croce”, uno dei progetti della Area Vasta Tarantina.   Quando venimmo a sapere  che l’area del parcheggio coincideva con quella utilizzata per piantare i pini rimanemmo perciò esterrefatti: evidentemente al Comune di Taranto la mano destra ignorava quello che faceva la mano sinistra: La Festa dell’Albero era infatti successiva al Forum organizzato da Area Vasta Tarantina, di cui proprio il Comune di Taranto era Comune Capofila, svoltosi nel luglio del 2008, in cui l’AMAT aveva presentato anche un progetto di parcheggio di scambio a Cimino.

Ovviamente non rimanemmo “fermi a guardare” e dopo una serie di incontri svolti nei primi mesi del 2010, di fronte alla prospettata riduzione dell’inquinamento conseguente all’istituzione delle linee veloci ed alla costruzione del parcheggio, accettammo a malincuore il progetto del Comune ottenendo l’assicurazione  che gli gli olivi esistenti nell’area sarebbero stati “salvati” e che i pini, nel frattempo cresciuti,  sarebbero stati ricollocatiAd oggi dei pini non c’è traccia. Né c’è più traccia delle “linee veloci”. Sono bastate le proteste di pochi commercianti e l’Amministrazione Comunale ha abbandonato il progetto che le riguardava senzaminimamente farsi carico di pensare ad altre soluzioni.

Il parcheggio a Cimino, nato come parcheggio connesso alle “linee veloci”dopo la loro scomparsa risulta palesemente destinato a non essere utilizzato se non in modo del tutto residuale dal traffico automobilistico proveniente dall’area orientale. Esso, perciò, non produrrà alcun effetto in termini di riduzione del traffico e dell’inquinamento da esso dipendente. Da qui, nei mesi passati, il dichiarato “disinteresse” di AMAT e CTP alla sua gestione. Da qui, pensiamo, la recente idea di realizzare a Cimino un terminal per gli autobus extraurbaniun modo per “riconvertire” e destinare a qualcosa un’opera altrimenti del tutto inutile, ennesimo monumento al nulla ed allo spreco di danaro pubblico.

Ma il Comune di Taranto con cosa pensa di sostituire il progetto delle “linee veloci”? O – come siamo portati a pensare visto l’assoluto silenzio in proposito – non se ne preoccupa affatto? Il problema di un trasporto pubblico migliore, veloce, capace anche di contribuire ad abbattere l’inquinamento da traffico, per il Comune di Taranto esiste o  non fa parte dei suoi pensieri? Ma torniamo ai cento pini che non ci sono più e che –cresciuti- avrebbero dato un piccolo ma significativo contributo ad incrementare il verde pubblico in una città che ne è quasi sprovvista, il cui esiguo patrimonio arboreo versa in cattive condizioni anche a causa delle continue potature selvagge che abbiamo sempre denunciato e continuiamo a denunciare.

Per non parlare dei limoni in vaso che l’amministrazione guidata dal Sindaco Rossana Di Bello collocò in via Di Palma al posto dei mandaranci, anche in questo caso con la nostra ferma e ahimè inascoltata voce contraria, e che versano in pessime condizioni, esattamente come avevamo previsto e denunciato, o sono già morti. Certo: la morte di un albero non è la morte di  un uomo. Ma in una città come Taranto, con gravissimi problemi di inquinamento, è assurdo che non ci sia – da parte di chi la governa- una particolare attenzione all’accrescimento ed alla cura del  verde pubblico esistente.

Per questo, a fine novembre del 2013, chiedemmo agli assessori all’Ambiente ed ai Lavori Pubblici quale fosse stato il destino dei pini e cosa intendesse fare, in proposito, l’Amministrazione ComunaleCi rispose, dopo soli quattro giorni, l’Assessore all’Ambiente dicendo, tra l’altro che “In un tempo successivo la Direzione Urbanistica ha sviluppato il parcheggio di scambio nella stessa area per favorire la sosta delle auto in arrivo e l’utilizzo del mezzo pubblico da parte dei cittadini, il tutto finalizzato ad abbattere  nell’intera città quella quota di inquinamento anche consistente dovuto alla circolazione delle autovetture” e che ci sarebbe stata “la sostituzione, mi dicono, a breve nella stessa area di un numero maggiore di alberi”.

La risposta ci lasciò profondamente insoddisfatti: nessun rimpianto per i 100 alberi spiantati ed, evidentemente, seccati,  né spiegazioni per le motivazioni che avevano portato l’Amministrazione Comunale prima ad indicare un’area per piantarvi cento (non uno, ma cento) alberi e poi ad individuare la stessa area per realizzare un parcheggio. Nessun riferimento alla questione del verde pubblico a Taranto. Nessun  impegno verificabilePer non parlare delle considerazioni sulle finalità del parcheggio di Cimino, palesemente contraddette dalla decisione di abbandonare, senza sostituzioni,  il progetto delle linee veloci. 

Per questo tornammo a scrivere, il 30 novembre per contestare le affermazioni e chiedere  risposte precise e non impegni generici, almeno sui pini: Quanti alberi sarebbero stati piantati? Quando? Dove? Perché, come abbiamo scritto, non vorremmo che all’Amministrazione Comunale sembrasse “normale” spiantare gli  alberi, per permettere la costruzione di palazzi o parcheggi. Perché ci chiediamo se sopravviveranno gli alberi di Viale Magna Grecia,  potati radicalmente o rimossi per realizzare una pista ciclabile che, senza un asse di penetrazione ciclabile da e per il centro della città (asse che allo stato  è del tutto inesistente), non darà neanch’essa alcun apporto alla riduzione del traffico e, quindi, dell’inquinamento. Un altro monumento al nulla. 

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