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Davide batte Golia – L’Ilva obbligata a risarcire un cittadino dei Tamburi

TARANTO – Davide batte Golia. Il giudice Pietro Genoviva ha dato ragione ad un cittadino del quartiere “Tamburi” che aveva fatto causa all’Ilva, al patron Emilio Riva  e all’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, per il deprezzamento della sua casa. Una riduzione di valore causata proprio dall’inquinamento prodotto dal colosso siderurgico. Per far valere le sue ragioni, nel maggio del 2010, un residente di via Mannarini, si era rivolto all’avvocato Aldo Condemi. A distanza di circa tre anni, è arrivata la sentenza, racchiusa in venti pagine, che condanna Ilva, Riva e Capogrosso ad  un risarcimento di 13.880 euro. E all’orizzonte si profilano altre situazioni analoghe, considerato che ci sono circa 140 cause, intentate da cittadini che mirano al medesimo obiettivo.

Il protagonista di questa sfida giudiziaria, il cui epilogo è stato riportato dal Nuovo Quotidiano di Puglia e Repubblica, aveva chiesto un risarcimento di 66.105 euro per la svalutazione subita dal suo appartamento (90 metri quadrati), situato nelle immediate vicinanze del siderurgico,  “fonte di notevoli immissioni di polveri e gas inquinanti”, come riconosciuto dalla sentenza della Cassazione n. 38936/2005. Quella nota pronuncia aveva accertato l’emissione di polveri inquinanti da parte dello stabilimento. Inquinamento protrattosi per decenni che ha provocato una notevole riduzione del valore patrimoniale dell’appartamento.  A nulla sono serviti i tentativi messi in atto dai legali dell’Ilva per rendere nulla l’azione risarcitoria.

Nella sentenza, il giudice afferma di ritenere sufficientemente provato e accertato il nesso causale esistente “tra le illecite (nonché penalmente rilevanti) condotte poste in essere da Emilio Riva e Luigi Capogrosso” e il “disperdersi delle polveri che si depositavano in gran quantità sulle abitazioni, sulle auto, sulle strade del quartiere Tamburi e che, anche per la loro composizione fisico-chimica, erano indonee non solo ad imbrattare, ma anche a cagionare molestia alle persone, mettendone in pericolo la salute”, nella rilevante misura di “21.362 tonnellate annue, pari al 94,9% delle emissioni complessive delle più importanti aziende dell’area industriale”.

Il compito del consulente chiamato ad accertare e valutare l’entità patrimoniale del danno non si è rivelato particolarmente agevole. Tanto che si è reso necessario rivedere i criteri e parametri da utilizzare giungendo alla conclusione  che il  “deprezzamento patrimoniale” corrisponde al 20% del valore dell’immobile, quindi a 13.880 euro. Ed è questa la somma che Ilva, Riva e  Capogrosso dovranno risarcire al caparbio cittadino del quartiere Tamburi. Un piccolo colpo inferto ad un gigante. Il tempo ci dirà se ne seguiranno altri dello stesso genere.

Alessandra Congedo

 

 

 

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