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Ilva, Pelillo (Pd): “Taranto potrà diventare il più grande cantiere d’Italia”

TARANTO – Da ieri, il decreto legge 136 contenente anche alcune norme sull’Ilva di Taranto, è approdato in aula a Montecitorio per la sua conversione in legge. L’on. Michele Pelillo (Pd) non riesce a trattenere il suo entusiasmo nei confronti di un documento che “contiene importanti emendamenti proposti dal PD, approvati nei giorni scorsi dalla Commissione ambiente della Camera”. Ecco cosa dice in una nota stampa: Volevamo la certezza degli investimenti previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale e stiamo ottenendo gli strumenti per garantire la loro copertura finanziaria; volevamo realizzare l’ambientalizzazione della grande industria con i soldi della famiglia Riva e lo stiamo ottenendo; volevamo procedure di autorizzazione per i lavori AIA semplificate e termini ridotti – per fare presto – e stiamo raggiungendo questo obiettivo; volevamo un pieno coinvolgimento del Ministero della salute, da sempre distratto, e stiamo mettendo a disposizione un importante intervento (25 milioni di euro), che si aggiunge al progetto ‘Salute e ambiente’ della Regione, per una grande campagna di screening sanitario. Tutto questo è contenuto nel testo del decreto legge 136 del 2013, emendato e rafforzato dalla Commissione ambiente, in discussione alla Camera dei Deputati”. Il parlamentare ionico spiega che “Il Pd è pronto a votare e a difendere il provvedimento da chi resiste ad un cambio di fase così forte e da chi continua a strumentalizzare cinicamente il profondo disagio di Taranto. Se la Camera dei deputati – e poi il Senato – convertiranno in legge questo decreto, quello che fino a poco tempo fa poteva sembrare irrealizzabile può presto divenire realtà: provare davvero a trovare un punto d’equilibrio tra diritto al lavoro e diritto della salute e – nel contempo -, far diventare Taranto il più grande cantiere d’Italia”. E’ davvero possibile che l’on. Pelillo non sia minimamente consapevole della fragilità di un decreto che in realtà non offre alcuna certezza sulla copertura finanziaria dei costi da sostenere per l’adeguamento ambientale e sulla reale efficacia di interventi che verranno realizzati con evidente ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale? O forse ne è pienamente consapevole ma preferisce dipingere una realtà rosea solo al fine di  indorare l’ennesima pillola amara da far digerire ai tarantini? In entrambi i casi, c’è davvero poco da stare allegri.

 

 

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