La Lorenzin, parlando con i giornalisti ha precisato: “Abbiamo raggiunto quattro obiettivi, tra cui non aumentare i ticket che al Sud in particolare avrebbe impedito accesso a farmaci e analisi. Poi abbiamo detto basta ai tagli: per la prima volta in dieci anni siamo riusciti a ottenere che non ci fosse il taglio di un miliardo e seicento milioni che avrebbe distrutto il servizio sanitario nazionale”. “Abbiamo approvato – ha aggiunto – i costi standard con un risparmio dai tre a quattro miliardi di euro che ci permetterà di dire basta al blocco del turn over che significa non dare servizi negli ospedali”.
Sul rapporto tra ambiente e salute, la Lorenzin ha detto che “non starò ferma a guardare: alla Regione Puglia ho chiesto di spendere i dieci milioni di euro che ha per la questione oncologica che affligge Taranto”, mentre nel decreto Terra dei fuochi “ho messo 80 milioni di euro per consentire di effettuare gli screening perché fare prevenzione vuol dire garantire la salute dei cittadini”. “Basta liti – ha concluso – perché ora servono impegni seri”.
Sarà. Ma è bene ricordare come stiano effettivamente le cose. Perché pare che per il ministro alla Salute, la storia dei 10 milioni di euro per l’ASL di Taranto stia diventando una specie di spot elettorale buono per ogni occasione (vedi convegno dello scorso novembre organizzato nel capoluogo ionico dall’arcidiocesi tarantina). La legge 231 approvata alla fine di dicembre del 2012, ha stanziato per il fabbisogno della azienda sanitaria tarantina, un contributo straordinario di 10.000.000 milioni di euro. Ma come sottolineò lo scorso 7 novembre l’assessore regionale alla Sanità Loredana Capone, non solo quelle risorse sono state tutte utilizzate, ma ne sono state aggiunte ulteriori da parte dell’azienda sanitaria tarantina che hanno consentito complessivamente, fino allo scorso novembre, l’assunzione di oltre 200 operatori tra medici, infermieri e altre professioni sanitarie. Operatori che sono già in servizio nei reparti e nelle strutture ambulatoriali. “Non sfuggirà alla Ministra – sottolineò ironicamente all’epoca l’assessore Capone – che ogni assunzione nel pubblico impiego prevede obbligatoriamente l’avvio di procedure di evidenza pubblica (bandi di mobilità, selezioni concorsuali) che ovviamente impegnano tempo e risorse”.
G. Leone (TarantoOggi, 13.01.2014)
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