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Mater Gratiae ed emissioni inquinanti, l’Ilva replica a Bonelli e Fondo Antidiossina

TARANTO – Ben due comunicati nel giro di poche ore. L’Ilva replica prima a Bonelli, co-presidente dei Verdi, e poi al Fondo Antidiossina onlus, presieduto da Fabio Matacchiera. Com’è noto, nella relazione del commisssario straordinario dell’Ilva,  Enrico Bondi, pubblicata nei giorni scorsi, si metteva in evidenza un sostanziale miglioramento sul fronte delle emissioni inquinanti. Una visione rosea prontamente contestata da Bonelli, che accennava a degli sforamenti dei limiti di legge. Ecco cosa si legge nella prima nota stampa dell’Ilva : “Le centraline di monitoraggio dell’aria del quartiere Tamburi per quanto riguarda gli IPA e le polveri sottili sono interamente gestite da ARPA Puglia che acquisisce, elabora, valuta e valida i dati monitorati, pubblicando sul suo sito i dati che la stessa Agenzia ritiene più idonei. Nella recente “Relazione sui dati della qualità dell’aria – Taranto Gennaio 2013 – Ottobre 2013”, ARPA Puglia ha evidenziato che “Dai dati mostrati non si evidenziano anomalie nel funzionamento dei monitor di IPA installati”, pubblicando conseguentemente i dati sul suo sito web. E’ comunque da tenere presente che anche nel periodo evidenziato i dati di Ipa Totali sono stati rilevati e acquisiti dal server dati collocato presso la sede del Dipartimento Provinciale di Taranto di ARPA Puglia, al quale ILVA può accedere direttamente in forza di quanto previsto dall’art. 4 del contratto di comodato. Dai dati monitorati non risulta quindi essere corretta l’affermazione che nel periodo indicato mancassero i dati di polveri sottili (PM10 e PM2,5) dal momento chetali dati sono presenti nei tabulati pubblicati da ARPA Puglia”.
In seguito, viene sottolineato “che la normativa europea e quella nazionale di recepimento, prevedono per il PM10 un limite giornaliero di 50 µg/m3 da non superare per più di 35 volte nell’anno (affiancato al valore di 40 µg/m3 come media annuale), mentre per il PM2,5 è previsto il solo limite di 25 µg/m3 medio annuale. A ogni modo, i valori di PM10 rilevati il giorno 13 dicembre2013 sono stati inferiori al limite giornaliero di 50 µg/m3 su tutte le postazioni come rappresentato dai dati di ARPA Puglia disponibili su web. Inoltre, si ricorda che gli sforamenti operati da ILVA nel corso del 2013 del limite giornaliero di 50 µg/m3 sono stati pari a 8, quindi ben al di sotto dei 35 concessi dalla normativa. Per il PM2,5non risulta corretto il confronto del valore medio giornaliero con il limite riferito alla media annuale; nonostante ciò, i valori medi riportati nella recente relazione di ARPA Puglia avente a oggetto “Relazione sui dati della qualità dell’aria – Taranto Gennaio 2013 – Ottobre 2013” evidenziano il rispetto del limite di 25 µg/m”. Per correttezza, ci sentiamo di precisare che i dati forniti da Arpa Puglia in merito alle centraline di via Archimede e via Machiavelli, nel giorno 13 dicembre, risultano sotto il limite, mentre quella di via Orsini registra un dato superiore; 52,5.
Nella seconda nota stampa, l’Ilva replica al Fondo Antidiossina che proprio stamattina ha presentato un esposto alla Procura di Taranto relativo alla zona della discarica Mater Gratiae: “Premesso che nessuna delle fotografie da satellite citate (foto A-Abis, B-Bbis-C-Cbis), contrariamente a quanto affermato dal Fondo Antidiossina, riguarda la zona della discarica Mater Gratiae, e che si constata che continuano ad essere diffuse notizie inesatte e palesemente non vere, atte a screditare l’operato e l’immagine dell’Ilva, creando danni rilevanti, si osserva in particolare: la zona indicata come A-Abis è una zona adibita al deposito di fanghi di altoforno che dovevano essere destinati al reimpiego all’interno del processo di agglomerazione. L’accumulo dell’esubero di tali materiali è oggetto di una verifica di possibilità di riutilizzo anche esterno oppure di smaltimento,  come previsto dal Piano ambientale proposto dai tre esperti e in attesa di approvazione con decreto del Ministro dell’Ambiente”.Si legge ancora nella nota: “La zona indicata come B-Bbis, erroneamente identificata come area di accumulo fanghi, è in realtà una zona adibita a deposito temporaneo di scaglie di laminazione (CER 100210) da destinare a operazioni esterne di recupero in impianti per la produzione del cemento. L’area, opportunamente delimitata e impermeabilizzata, è dotata di sistema di regimazione e convogliamento delle acque per essere successivamente smaltite. La zona indicata come C-Cbis erroneamente identificata come area di stoccaggio di materiale metallico (fusti), era un deposito di nastri trasportatori in gomma regolarmente smaltiti anni fa presso impianti esterni, come dimostrabile dalla idonea documentazione”.
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