Dalla diossina alla canapa, terra bruciata in attesa di riscatto – La sfida della masseria Fornaro
TARANTO – Da vittima dell’inquinamento a simbolo della rinascita. Questo è l’auspicio. Dopo anni di tribolazioni, la masseria Fornaro è pronta ad imbarcarsi in una nuova avventura. “Stiamo avviando un progetto che prevede la coltivazione della canapa – racconta Vincenzo Fornaro a InchiostroVerde – partiremo a marzo 2014. Il primo raccolto verrà fatto tra circa un anno. Ovviamente è tutto legale: basta fare una denuncia alla più vicina caserma delle forze dell’ordine, nel nostro caso i carabinieri, e mantenere il valore di thc (principio attivo della cannabis) al 2%. La seconda fase è quella più importante: prevede la realizzazione di impianti per la trasformazione della canapa direttamente in masseria in modo da avviare una filiera. Il nostro sogno è quello di riuscire ad ottenere un marchio doc per la canapa tarantina”. Un sogno che viene cullato dopo aver vissuto un vero e proprio incubo.
Nella memoria di Vincenzo è ancora vivo il ricordo delle sue pecore ammassate sui camion, destinate ad essere abbattute in un macello di Conversano (Bari) perché contaminate da diossina e pcb. Sono ancora nitidi i frammenti di quella triste giornata: gli ultimi belati degli animali condannati al massacro, le lacrime versate dai presenti (compresi i veterinari della Asl), il suono dei campanacci delle pecore più adulte, quelle che guidavano il gregge. «La notte eravamo abituati ad addormentarci con quel suono – ci raccontò Vincenzo un anno fa, durante una visita alla masseria – abbiamo deciso di tenere un campanaccio appeso qui, all’ingresso. Adesso solo il vento può farlo risuonare».

Da allora, però, qualcosa è cambiato. L’imperativo è reinventarsi. Gli ovili restano vuoti, ma la terra comincia a rianimarsi con il progetto presentato una settimana fa. “La canapa ha diversi usi: tessile, alimentare, farmaceutico. Noi siamo orientati verso la produzione tessile – ci dice oggi Vincenzo – inoltre la canapa è anche un disinquinante. Effettueremo delle analisi del terreno prima della semina e dopo il raccolto proprio per confrontare la quantità di inquinanti assorbiti”.

Alessandra Congedo
Per saperne di più: http://www.canapuglia.it/
