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Ilva, il grande gioco dell’Aia – Tutti si indignano ma la legge del 4 agosto parla chiaro

TARANTO – Nel giorno in cui tutti scoprono l’esito, assolutamente scontato, della terza ispezione da parte dei tecnici ISPRA ed ARPA Puglia che hanno accertato le solite violazioni in merito all’applicazione di quanto previsto nelle prescrizioni del riesame AIA dell’ottobre 2012, è scoppiata l’ennesima inutile e tardiva polemica sull’Ilva. Alla quale dispiace vedere partecipare chi conosce molto bene la realtà delle cose, ma a cui evidentemente troppo piace apparire. Torniamo anche oggi sull’argomento, non per analizzare le 11 violazioni segnalate dai tecnici e le conseguenti diffide (che abbiamo riportato nell’edizione di ieri), ma per spiegare il perché quanto accade è soltanto frutto di un copione di una commedia che oramai inizia a trasmetterci un forte senso di nausea.

Per istinto di sopravvivenza, proviamo ad usare la razionalità attenendoci come sempre ai fatti. Domanda: perché  il ministero dell’Ambiente ha inviato i tecnici ISPRA ed ARPA all’interno del siderurgico nel mese di settembre? Probabilmente, a chiederselo, sono stati gli stessi esperti in questione. Del resto, la verifica ispettiva è stata effettuata il 10 e l’11 settembre scorsi: pochi giorni prima del 15, giorno previsto dalla legge n.89 del 4 agosto come termine ultimo per la presentazione della “Proposta del piano di lavoro” da parte del comitato dei tre esperti, sulla rimodulazione della tempistica dell’attuazione delle prescrizioni AIA. In pratica, si mandano dei tecnici a “verificare” che l’attuazione dell’AIA da parte dell’Ilva sia ancora e regolarmente in ritardo (motivo per il quale quella legge è stata approvata).

Perché? Per due semplicissimi motivi. Primo perché la maggior parte delle violazioni segnalate riguarda prescrizioni sulle quali l’azienda ha chiesto ed ottenuto da mesi, da parte della commissione IPPC, una proroga sui tempi finali di realizzazione delle opere previste (cosa che il ministero dell’Ambiente sa perfettamente visto che la commissione IPPC lavora per l’ente ministeriale). Secondo perché se il compito affidato al comitato dei tre esperti prevede per legge la rimodulazione della tempistica nell’attuazione delle prescrizioni AIA, vuol dire che quelle prescrizioni risulteranno per forza di cose non ancora attuate. Visto tra l’altro che il piano è stato presentato soltanto lo scorso 11 ottobre ed entro il’11 novembre gli enti locali e chiunque lo voglia, possono presentare le proprie osservazioni. Soltanto dopo sarà redatto il testo finale che sarà approvato con apposito decreto dal ministro dell’Ambiente. Non prima però, di essere passato sotto la supervisione del commissario dell’Ilva Enrico Bondi: perché è il piano ambientale che si deve adeguare alle risorse previste dal piano industriale, non certamente il contrario.

A questo punto però, qualcuno potrebbe sollevare una giusta obiezione: ma la legge 89 del 4 agosto non impone al commissario di garantire la progressiva attuazione delle misure indicate nell’AIA? Certo. Ma se le tempistiche previste devono essere tutte rimodulate nel tempo, è sulle “nuove prescrizioni” che Bondi deve garantire la progressiva attuazione, non su quelle “vecchie”. Quindi, come scrivemmo nei mesi scorsi, è come se all’Ilva questi ultimi 150 giorni fossero stati del tutto “condonati”. Ed ecco anche perché è stata soppressa la figura del Garante. In tutto questo tempo avrebbe soltanto potuto assistere impotente al corso degli eventi. Motivo per cui il sito del Garante dell’AIA all’interno del portale dell’ISPRA versa oramai da mesi in stato vegetativo.

Eppure, non è che chissà cosa avesse fatto nei cinque mesi in cui ha rivestito quel ruolo. Lo abbiamo scritto in tempi non sospetti: il buon Vitaliano Esposito tirò fuori tutto il suo coraggio soltanto tra fine maggio ed inizio giugno, quando capì che il suo compito era oramai finito. Nei mesi precedenti, oltre a ratificare i verbali delle due ispezioni di marzo e maggio e le relative diffide, lo ricordiamo in una visita all’Ilva al termine della quale espresse soddisfazione per quanto aveva visto. Il quadro, dunque, è sin troppo chiaro. Eppure, pur di fare un po’ di “casino”, ognuno continua a recitare la parte che si è auto assegnato nel corso del tempo nel copione della vicenda Ilva. Tra ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, istituzioni locali totalmente assenti e silenti, enti di controllo e deliri di protagonismo di tanti personaggi locali, più di qualche autore della letteratura italiana del ‘900 avrebbe potuto scrivere su questa storia un vero e proprio capolavoro del paradosso italiano. Auguri.

 Gianmario Leone (TarantoOggi, 25.10.2013)

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