dell’equipaggio dell’Arctic Sunrise, sono stati ricevuti al Quirinale dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Napolitano. L’incontro arriva all’indomani dell’annuncio del cambio di accuse nei confronti degli attivisti, da pirateria a vandalismo, un reato che prevede fino a sette anni di carcere secondo il codice penale russo.
Intervenendo alla conferenza stampa nella sede di Greenpeace Italia, Aristide D’Alessandro, padre di Cristian, ha detto: «Leggendo l’articolo del codice penale ci sembra che l’accusa continui ad essere ampiamente sproporzionata. Eppure ci auguriamo che le autorità russe vogliano riconsiderare la decisione di negare la libertà su cauzione a Cristian e ai suoi compagni. In questo momento ci sembra importante tenere sempre alta l’attenzione sulla vicenda, dato che la situazione
rimane grave».
L’accusa di vandalismo è senza fondamento. Nonostante questa riformulazione dell’accusa, inoltre, nell’udienza di oggi di Andrey Allakhverdov, uno degli Arctic 30, non è caduta ufficialmente l’accusa di pirateria: l’attivista è quindi accusato al momento sia di pirateria che di vandalismo. Il diritto internazionale prevede che in acque internazionali non si possano sequestrare navi o equipaggi sulla base di accuse per vandalismo e dunque gli Arctic30 sono stati arrestati illegalmente.
Greenpeace International ne chiede pertanto il rilascio immediato.
«Il fatto che le accuse vengano modificate da pirateria a vandalismo non vuol dire che siano meno infondate o che abbiano conseguenze meno gravi per i nostri attivisti – dichiara Ivan Novelli, Presidente di Greenpeace Italia – Greenpeace è un’associazione che usa forme di protesta pacifiche da più di 40 anni, che non hanno nulla a che vedere
con il vandalismo o il teppismo. È ora di affiancare all’importante lavoro diplomatico un atto diretto da parte del governo, e in particolare da parte del Primo Ministro Letta. Chiediamo che dia un segnale forte alla sua controparte russa, come già fatto da Angela Merkel e dalla presidente brasiliana Rousseff, chiedendo una pronta risoluzione della vicenda».
Ieri, durante una delle ultime udienze di appello (tutti rigettati) l’attivista Paul Ruzycki (Canada) ha dichiarato “Siamo attivisti di tutto il mondo e lavoriamo per un obiettivo comune. Chiediamo sostanzialmente “Verde” e “Pace”. Vogliamo attirare l’attenzione pubblica sulle attività distruttive portate avanti da alcune multinazionali. Non abbiamo nulla da guadagnare personalmente dalle nostre azioni nonviolente, al contrario abbiamo tutto da perdere: la nostra libertà, famiglia e amici. Spero che lo capirete. Abbiamo visto molte ingiustizie principalmente dettate dall’avidità e in generale da interessi economici. Noi agiamo perché i nostri figli possano avere un futuro migliore”.
Nota stampa di Greenpeace
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