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Il caso Ilva sbarca a Bruxelles – Parla Antonia Battaglia: “A Taranto non è cambiato nulla”

BRUXELLES – ”Le autorità italiane hanno sempre saputo ma fingono ancora di non vedere. Al momento, continuano a garantire all’Ilva di poter produrre come ha sempre fatto negli ultimi 20 anni. Sono qui oggi per portarvi la testimonianza del fatto che a Taranto la situazione non è cambiata, e che tutte le presunte misure prese dalle istituzioni non sono state efficaci e anche se lo fossero state, essere non sono state messe in opera”. E’ una parte del discorso pronunciato questa mattina da Antonia Battaglia, in rappresentanza di Peacelink e Fondo Antidiossina Taranto, in un suo intervento al Parlamento Europeo.

Come si ricorderà, le due associazioni hanno contribuito con le loro denunce a documentare Bruxelles sulle carenze delle autorità italiane in merito all’inquinamento prodotto dall’Ilva.  Nei confronti dell’Italia è stata recentemente aperta una procedura d’infrazione. La Commissione Ue si aspetta una replica delle autorità italiane entro fine novembre. In base a quanto si apprende, durante l’audizione, non era presente alcun europarlamentare italiano, a parte Erminia Mazzoni. ”E’ il 26 settembre, quando – ha aggiunto la Battaglia – grazie all’azione coraggiosa e professionale del Commissario all’Ambiente Janez Potocnik, il dramma che vive Taranto viene portato all’attenzione internazionale; bene, in questa data Taranto è diventata una città europea. E per questa ragione, per continuare a chiedere l’aiuto dell’Europa, io oggi sono qui”.

“Noi – ha spiegato Antonia Battaglia – stiamo morendo di diossina, di inquinamento, di aria. Si può morire perché si respira? Si, si può. Oggi – ha aggiunto – sono qui per gridare con tutta la mia forza il nostro bisogno di aiuto, la nostra sete di giustizia. Vi porto i sussurri disperati delle mamme all’Ospedale Moscati di Taranto in attesa che i loro bambini vengano operati di cancro. Vi porto la speranza degli operai dell’Ilva, la speranza di poter lavorare senza morire. Vi porto le lacrime della mia gente, la voce di una città a lutto che ha bisogno dell’aiuto dell’Europa, che ha bisogno di ciò per cui i nostri magistrati a Taranto lottano e che ci è negato: la giustizia”. Ed ha concluso: “Noi non vogliamo morire per la produzione, lo abbiamo fatto per decenni, è ora di cambiare e abbiamo bisogno del vostro aiuto. Per favore, non lasciate che il mio appello cada nel vuoto”.

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