La posizione di Legambiente Puglia, all’indomani della notizia sulla maxitruffa da 150 milioni di euro per il nuovo porto di Molfetta, è ferma su due precisi cardini: la messa in sicurezza del porto stesso e la necessità di intervenire per la rimozione dei residui bellici presenti sui fondali dell’area.
«L’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Giuseppe Maralfa e Antonio Savasta – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – fa emergere con prepotenza l’urgenza di trovare una soluzione al porto di Molfetta. È evidente che è necessario terminare la bonifica dell’area dalle migliaia di ordigni bellici che giacciono sui fondali e, se fossero confermate le notizie che stanno circolando in queste ore, bisognerà contemporaneamente affrontare e risolvere la questione della colmata realizzata con materiali inquinanti. Insomma va garantita la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini evitando la pericolosa dispersione di inquinanti nell’ecosistema marino. Tenendo conto di queste priorità, bisognerà poi pensare a come completare quest’opera faraonica in maniera intelligente. Infatti adesso il pericolo è che questo cantiere diventi una delle ennesime opere incompiute che punteggiano il nostro panorama nazionale. Per questa ragione dovremo tutti sforzarci di trovare una formula che ne garantisca la sostenibilità sia sotto il profilo economico e sia sotto quello ambientale».
Legambiente mette in evidenza anche la peculiare ubicazione dell’opera che interessa un territorio particolarmente sensibile, perché si affianca e in parte si sovrappone ad aree di notevole interesse ambientale e paesaggistico: il centro storico ed il vecchio porto di Molfetta (il primo sito in Provincia di Bari ad essere assoggettato a vincolo paesistico, fin dal 1967), una prateria sottomarina di Posidonia Oceanica (dichiarata “Sito di Importanza Comunitaria”) e l’oasi avifaunistica di Torre Calderina (un nodo strategico nella rete ecologica regionale).
Proprio tenendo conto dell’importanza di questo sito, Legambiente, già nel 2004 aveva assegnato al Comune di Molfetta una “Bandiera Nera” (il poco ambìto riconoscimento con cui l’associazione segnala annualmente coloro che compromettono l’ambiente costiero e marino) motivata, tra l’altro, proprio dalla procedura poco trasparente con cui all’epoca si stava progettando l’ampliamento del porto molfettese. Diversi pure gli esposti formulati dal Circolo Legambiente di Molfetta sull’impatto ambientale dell’opera e sugli adempimenti previsti dal provvedimento di VIA rilasciato dal Ministero dell’Ambiente con decreto n. 648 del 23 giugno 2005.
Nota stampa di Legambiente Puglia
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