Tali immagini sono indicative di un’esposizione di un numero imprecisato di lavoratori a fumi e vapori che dovrebbero essere convogliati o captati in modo efficace. Le norme europee recepite dalla legislazione italiana prevedono che il datore di lavoro “progetta, programma e sorveglia le lavorazioni in modo che non vi è emissione di agenti cancerogeni o mutageni nell’aria. Se ciò non è tecnicamente possibile, l’eliminazione degli agenti cancerogeni o mutageni deve avvenire il più vicino possibile al punto di emissione mediante aspirazione localizzata”.
Le immagini girate attestano il non rispetto delle prescrizioni dell’AIA (cfr http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/aia-e-controlli/tabella-riassuntiva-delle-prescrizioni-aia/ILVAtabellaprescrizioniriesamefinale.pdf), in particolare le prescrizioni relative al “confinamento delle polveri” che attualmente – come è visibile dalle immagini – non avviene per le “aree di gestione e movimentazione dei materiali polverulenti”, la cui pericolosità è nota. Tale confinamento doveva servire per evitare le emissioni diffuse e fuggitive, vera criticità dello stabilimento e vera questione centrale e spinosa emersa nella perizia dei tecnici della Procura.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
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