Un annuncio che aveva comportato l’immediata reazione di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai: “L’approvazione del cosiddetto ‘decreto Riva Acciaio’ è di estrema urgenza. Naturalmente ci saremmo augurati che non si dovesse giungere a questo decreto straordinario e che la vicenda rientrasse nei suoi giusti contorni, ovvero che si delineasse in via naturale il pieno ritorno a quella normalità aziendale che il provvedimento di sequestro ha improvvidamente infranto”. Da parte di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, era arrivato un invito al Governo ad “operare con saggezza”: “La via da seguire – ha detto – è quella del commissariamento perché “è necessario allontanare una proprietà inaffidabile. L’Italia non può rinunciare all’acciaio, ma non può neanche rinunciare al diritto alla salute”.
Nel tardo pomeriggio, la riunione del Consiglio dei Ministri non risultava confermata né smentita. Un vero e proprio giallo, anche in considerazione di assenze importanti: il presidente del Consiglio, Enrico Letta, è in trasferta in Canada, il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, negli Stati Uniti. Già la settimana scorsa, Zanonato aveva lanciato il cuore oltre l’ostacolo annunciando per il Consiglio dei Ministri di venerdì 20 un provvedimento che avrebbe consentito agli amministratori delle fabbriche della famiglia Riva di disporre anche dei fondi posti sotto sequestro apportando modifiche al codice di procedura penale. La decisione, però, era stata rimandata.
La suspense prodotta ieri dalle parole del ministro è svanita solo in serata, quando Zanonato ha comunicato il rinvio del Consiglio dei Ministri, forse ad oggi. “C’è un approfondimento in corso – ha spiegato – spero che il decreto si faccia domani. Ho un’urgenza tremenda di farlo”. Intanto, ieri si sono registrate alcune novità sul fronte giudiziario. Il Tribunale del Riesame di Taranto ha disposto la scarcerazione e la sottoposizione ai domiciliari di quattro dei cinque fiduciari dell’azienda siderurgica Ilva arrestati il 6 settembre scorso dalla Guardia di Finanza in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nell’ambito della prosecuzione dell’inchiesta denominata ‘Ambiente Svenduto’. Si tratta di Agostino Pastorino, Giovanni Rebaioli, Enrico Bessoni e Alfredo Ceriani. Il quinto arrestato, Lanfranco Legnani, era già ai domiciliari. Gli investigatori ipotizzano che all’Ilva di Taranto abbia operato dal 1995 una struttura parallela che teneva sotto stretto controllo l’attività dello stabilimento.
Alessandra Congedo (Il Manifesto)
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