E ti rendi conto che tutti, se pur in maniera diversa, vivono male questa situazione. Anche gli operai, quelli che davvero “si fanno il mazzo”. Molti di loro hanno famiglia, il mutuo sulla casa, libri scolastici da comprare per i figli. Alcuni anche malattie da fronteggiare. Naturalmente non sono gli unici a presidiare Palazzo di Città. Ci sono i tarantini occupati, quelli disoccupati, gli studenti, le casalinghe. Non manca nessuno. Ed ognuno, per quello che può, cerca di lenire la permanenza di coloro che presidiano #fuoridalcomune da dieci giorni.
Non so quanti mi leggeranno, ma se questo mio post sarà arrivato al cuore di almeno una persona, avrò “fuoridalcomunizzato” un altro tarantino. Non lasciateci soli, venite a fare un salto qui, ogni tanto. La battaglia che stiamo portando avanti è anche la vostra. Non lasciate che rubino il futuro dei vostri figli per il loro lucro. Non è l’acciaio che vogliono. Ai politici e ai faccendieri non è quello che interessa. Col “ricatto occupazionale” vogliono tenere sotto scacco questa città: persone che votano, si accollano mutui… schiavi a cui sono state negate altre opportunità per vivere una vita degna di essere chiamata tale.
Politici e faccendieri sono interessati alle discariche per poter continuare a fare i comodi loro, fuori da ogni regola e controllo, e ci stanno pure riuscendo grazie a delle leggi “ad hoc”, dopo aver imbavagliato la magistratura tarantina (che comunque va avanti per la sua strada e, per questo, le saremo sempre riconoscenti). Di questo si parla con gli amici: alternative, sviluppo, nuove opportunità per continuare a lavorare a Taranto senza per forza “andare a lavorare in Ilva”, una fabbrica che NON ama i suoi operai, che li costringe a salire sui tetti, sulle ciminiere e a stare #fuoridalcomune.
(Beh…io vado…i cornetti sono ancora caldi…gli amici mi aspettano).
Diario di un presidio – Giuseppe Carovigno
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