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Legge “salva Ilva bis”, Rinascere: “I tarantini non dimentichino”

TARANTORiceviamo e pubblichiamo una nota stampa del movimento “Rinascere”.

Malgrado la vivace opposizione dei senatori SEL e l’ostruzionismo generosamente tentato dai senatori M5S, il Decreto Legge 61 del 4 giugno 2013, cosiddetto “salva Ilva bis”, è divenuto legge dello Stato con le “sciagurate” modifiche apportate dalla Camera dei Deputati e non emendate dai senatori dell’anomala maggioranza PD, PDL e SC.

Anche il Movimento Rinascere ha criticato tali modifiche con argomentazioni rigorose ricevendo l’ipocrita ed inutile condivisione del relatore ufficiale degli emendamenti al Senato, per giunta senatore pugliese. La giustificazione per non accettare le modifiche proposte è stata la mancanza di tempo: modificare il testo pervenuto in Senato avrebbe comportato una seconda lettura alla Camera, con il rischio di far decadere il D.L. non convertito entro il 4 agosto. Non c’è giustificazione che tenga: ancora una volta il sedicente interesse strategico nazionale rappresentato dalla sopravvivenza comunque dell’Ilva di Taranto ha prevalso sugli interessi della comunità tarantina.

Tra tutti, i maggiori responsabili del misfatto sono i deputati tarantini, che avrebbero dovuto essere i più attenti a quanto accadeva in Parlamento, mentre invece non si sono accorti, nella migliore delle ipotesi, del veleno contenuto in alcuni emendamenti approvati alla Camera dei Deputati, verosimilmente patrocinati da ignoti lobbisti. Tali deputati tarantini sono Michele Pelillo, Gianfranco Chiarelli, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola: che i tarantini se ne ricordino quando saranno chiamati alle urne, sempre che la legge elettorale consenta ai cittadini di bocciare o premiare chi li ha rappresentati.

E si ricordino pure di Anna Finocchiaro, autorevole esponente politico nazionale, che nella vicenda decreto “salva Ilva bis” non ha fatto nulla per valorizzare le istanze della comunità che l’ha rieletta in Senato. Ai tarantini ripetiamo quanto disse Salvatore Borsellino, fratello del Magistrato Paolo Borsellino: “La rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il vero cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello”.

 

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