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Ilva, si ferma l’acciaieria 1

TARANTO – Si fermerà la prossima settimana l’acciaieria 1 dell’Ilva, così come annunciato lo scorso 12 giugno dall’azienda, insieme a quella dell’altoforno 2 la cui fermata ha già avuto inizio ad inizio mese. I motivi alla base dello stop, come ebbe modo di sostenere l’azienda in un incontro con i sindacati metalmeccanici, sono essenzialmente due: la crisi di mercato, che in assenza di ordini porta soprattutto a ridurre la produzione degli impianti dell’area a caldo, e una paventata ma quanto mai inattuale e inesistente anticipazione degli interventi previsti dall’AIA. Nelle previsioni fornite dall’azienda, l’AFO 2 dovrebbe restare inattivo per circa tre mesi. L’acciaieria 1 invece, dovrebbe fermarsi soltanto per due settimane, per poi ripartire ai primi di agosto.

In realtà, la fermata dell’acciaieria 1, non è proprio così certa. I sindacati hanno infatti spiegato che essa sarà totale soltanto se l’acciaieria 2 lavorerà anche con il terzo convertitore attualmente fermo per lavori di manutenzione: se ciò non sarà possibile, l’acciaieria 1 continuerà a produrre con un solo convertitore. La contemporanea fermata di AFO 2 e acciaieria 1, comporterà 7-800 esuberi temporanei: i lavoratori interessati non andranno però in cassa integrazione, ma beneficeranno dei contratti di solidarietà, secondo l’accordo che Ilva e sindacati sottoscrissero lo scorso marzo al ministero del Welfare. Con questi nuovi 7-800 esuberi, sale dunque a 2mila su un totale di 11mila il numero dei dipendenti temporaneamente fuori dal ciclo produttivo.

Certo è che, almeno per quanto riguarda AFO 2, come abbiamo già avuto modo di riportare più volte, la questione è tutt’altro che chiara. L’azienda ha infatti parlato di anticipazione dei lavori previsti dall’AIA e ripartenza dello stesso entro tre mesi. Per l’AFO 2, la commissione IPPC che ha riesaminato le prescrizioni dell’AIA concessa all’Ilva il 4 agosto 2011, ha previsto il processo di “Depolverazione Stock House”, che riguarda l’abbattimento delle polveri generate nel processo di lavorazione dell’acciaio: l’intervento previsto dovrà riguardare sia i campi di colata che le cosiddette stock-house dove vengono depositati i materiali di carica dell’impianto. Il sistema di depolverazione per l’AFO 2, stando a quanto scritto dai tecnici dell’Ilva nella seconda relazione trimestrale sull’applicazione delle prescrizioni AIA datata 27 aprile, sarebbe già stato ordinato.

L’AIA concessa lo scorso 26 ottobre però, prevedeva che questo tipo di lavoro venisse attuato immediatamente. Invece, nell’ultima relazione trimestrale inviata al ministero dell’Ambiente, per la prescrizione n.16 che è quella riguardante l’AFO 2, l’azienda scrive che le attività sono in corso e che si concluderanno entro il 31 gennaio del 2014. Non è un caso infatti se, già nella prima relazione trimestrale dopo l’ispezione dei primi del mese di marzo, nelle 11 prescrizioni su cui l’Ilva era in ritardo i tecnici ISPRA rilevarono anche il mancato intervento di depolverazione per l’AFO 2. I dirigenti Ilva hanno anche sostenuto che questi lavori di risanamento permetteranno all’azienda di avere un altoforno “pronto e moderno” nel momento in cui il mercato dovesse ripartire.

Dunque, non è detto che ciò accada. E comunque non prima dell’inizio del 2014. Mercato permettendo. Ma più di qualcosa lascia pensare che ciò non avverrà. Del resto, l’Ilva può continuare tranquillamente a marciare con AFO 4 e AFO 5. Noi, stante queste discrepanze, continuiamo ad essere convinti che AFO 1 e AFO 2 non ripartiranno (AFO 3 sarà definitivamente dismesso) in quella che sarà la nuova logica aziendale che dovrà trovare chiara espressione, si spera, nel piano industriale che il commissario straordinario Enrico Bondi presenterà dopo l’estate. Intanto, l’area a freddo pare essere in buona salute. Stante l’atavica fermata del Treno nastri 1, tutta la laminazione a freddo è in attività. I sindacati hanno dichiarato che il Tubificio 1 sta lavorando con 3 squadre, il Tubificio 2 con 2 squadre, l’Erw con 3 squadre. E’ proprio il caso di dire: eppur si muove.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 18.07.2013)

 

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