I pareri delle altre commissioni sono stati tutti favorevoli. Due, stando a quanto trapelato da Roma, le principali condizioni poste nei pareri e recepite dalle due commissioni. La prima quella della commissione Bilancio che ha chiesto il rigoroso rispetto dell’articolo 81 della Costituzione (che riguarda il pareggio di bilancio dello Stato): il relatore Borghi ha infatti precisato che gli oneri del decreto saranno “tutti a carico dell’azienda”.
La seconda condizione è stata posta dalla commissione Affari sociali che ha chiesto nell’intero iter il coinvolgimento del ministero della Salute, anch’essa recepita. La maggioranza, ha poi chiesto al governo una deroga del patto di stabilità sui 119 milioni di euro per la bonifica dell’area di Taranto e l’esecutivo si è riservato di approfondire la questione. “Credo che la maggioranza si ritrovi sul tema della deroga al patto di stabilità per il comune di Taranto e per la Regione Puglia per l’applicazione del Protocollo di bonifica dell’area, del 26 luglio scorso”, ha spiegato, aggiungendo che ci sarà un emendamento.
Ricordiamo infatti che, come denunciato sin da subito su queste colonne (e dal sito inchiostroverde.it), le somme stanziate dalla Regione Puglia per gli interventi su Tamburi, zona industriale di Statte e primo seno del Mar Piccolo, sono al momento bloccati perché vincolati al patto di stabilità. Attualmente la Regione ha reso disponibili soltanto 880mila euro, rinvenuti dai fondi europei. Stante così le cose dunque, verrebbero a mancare i 200 milioni di euro per la bonifica dell’area di Taranto e Statte (che servono anche per il Mar Piccolo, i Tamburi, la falda superficiale e profonda, l’area industriale di Statte, ndr), visto che la contrazione prevista dal Patto di Stabilità per la Regione Puglia è di oltre 600 milioni di euro della possibilità di spesa. In quella somma, si trovano anche la maggior parte dei milioni per la bonifica del nostro territorio.
Sulle altre osservazioni in generale, e in particolare della commissione Giustizia, Fitto e Borghi hanno dato la disponibilità per continuare il “ragionamento” e “rimandato le valutazioni” in Aula “per dare a tutti – ha concluso Borghi – la possibilità di approfondire i temi”. Il provvedimento, che lunedì 8 sarà all’esame della Camera dove il M5S ha annunciato la presentazione di diverse emendamenti, dovrà passare al Senato per poi ritornare alla Camera per l’approvazione definitiva. Ma quello che verrà fuori sarà ancora una volta un decreto ‘salva Ilva’ e di pessima fattura.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 05.07.2013)
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