Durante l’assemblea dei soci in cui ci fu l’approvazione di bilancio del 2012, fu annunciato che l’investimento di oltre 150 mln di euro previsto per il progetto “Nuova Taranto Cementir” destinato all’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”, era stato congelato e rinviato a data da destinarsi. Non è dato sapere però, perché ad aprile i sindacati non dettero per nulla credito alle dichiarazioni di Caltagirone Jr. Ed abbiano atteso ben due mesi ed una Commissione Ambiente del Comune, prima di prendere posizione su una vertenza che era pressoché scontato sarebbe scoppiata.
Il rischio concreto infatti, è che a partire dal 1 gennaio 2014 il sito di Taranto possa diventare uno stabilimento in cui svolgere soltanto l’attività di macinazione, dicendo addio alla produzione con la chiusura dell’area a caldo, che già adesso lavora con un solo forno. Sempre ieri mattina i sindacati si sono recati in Prefettura per incontrare il Prefetto Claudio Sammartino e chiedere la convocazione di un tavolo istituzionale sulla vertenza. Le parti sociali, in assenza del prefetto, hanno incontrato il Capo di Gabinetto, la dottoressa Di Stani che ha garantito si farà portavoce delle istanze dei lavoratori per la convocazione di un tavolo di confronto tra le istituzioni.
E dopo l’intervento della Filca Cisl, ieri è stato il turno del segretario della FILLEA-CGIL di Taranto, Antonio Stasi: “Dall’ipotesi di rilancio alla perdita di occupazione per circa la metà dei dipendenti Cementir. E’ una carneficina senza fine che come sindacato non resteremo fermi a guardare”, ha dichiarato Stasi. Che ha aggiunto come il tutto sia “un gioco al massacro che come al solito lascia per terra l’anello più debole della catena – continua ancora Antonio Stasi -. Perché suona quanto meno anomala la motivazione fornita dall’azienda riferita ad un calo di commesse proprio all’indomani di un progetto che invece guardava a quello stabilimento come impianto da rilanciare sul mercato nazionale ed estero anche con investimenti dedicati all’aumento di produttività ed efficienza”. Ciò detto, anche gli stessi sindacati, come ripetiamo da mesi, hanno capito che la Cementir è destinata ad affondare insieme all’Ilva a cui è legata a doppio filo. E’ solo una questione di tempo.
G. Leone (TarantOggi, 25/06/2012)
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