Nel documento si fa riferimento anche all’impatto ambientale. Si afferma, infatti, “che i picchi sopra la norma di PM10, registrati nel periodo gennaio-maggio 2013, sono in gran parte riconducibili a cause esterne (sabbia sahariana) e che il numero degli eventi di ‘slopping’ e’ notevolmente diminuito rispetto ai primi cinque mesi del 2012”. Bondi annuncia che “dopo un’attenta valutazione di criticità e priorità della situazione ambientale e una verifica dello stato di attuazione dell’Aia, delle prescrizioni della magistratura e degli organi di controllo, saranno mobilitate e rafforzate le risorse aziendali dedicate al risanamento, al fine di supportare la predisposizione del nuovo piano di interventi ambientali (previsto dal decreto legge), connesso e integrabile con il piano industriale”.
Secondo il subcommissario Edo Ronchi, che si è già recato a Taranto, ”il clima e’ collaborativo, anche perché probabilmente l’azienda si rende conto che questa per loro è l’ultima possibilità”’. In merito alle criticità legate all’applicazione dell’Aia, Ronchi ne ha segnalato soprattutto una: ‘i ‘tre mesi di tempo per coprire i nastri trasportatori”, per una lunghezza di 60 chilometri ognuno.
“E’ molto interessante l’accoppiata Bondi-Ronchi. Un’accoppiata che da’ speranza all’Ilva di conciliare finalmente ambiente e salute con il mantenimento delle attività produttive”. Ha commentato Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente alla Camera. ”La cosa importante – ha aggiunto Realacci – è tutelare ambiente e salute e mantenere in vita lo stabilimento. Ma si devono anche recuperare i ritardi degli anni precedenti”.
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